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Biomeccanica: L’assetto in bici è strettamente legato alla flessibilità!

L’assetto in bici è generalmente sottovalutato ed in particolare mal interpretato.  Si parla spesso di punti di repere, angoli e distanze, ma si guarda poco alla persona in genere e alle problematiche.

Come un fondamentale di cui abbiamo già parlato è l’assetto frontale della gamba e quindi l’adattamento all’esigenza della persona di avere un angolo del piede specifico, una distanza dalla pedivella specifica ed un arretramento della tacchetta che se più al rilancio o alla linearità della pedalata deve comunque riflettere anche le prime due valutazioni, cosa che spesso non accade.

Biomeccanica: flessibilità e problematiche individuali

Infatti relativamente alla flessibilità ed alle problematiche individuali, non tutti possono essere messi in sella in modalità racing, ma bensì considerare al meglio il grado di flessibilità e le limitazioni articolari e/o muscolari che siano, nelle quali possiamo con gli esercizi migliorare molto. In particolar modo quando si tratta di problematiche di contrazione muscolare ed indurimento di alcuni comparti, bisogna considerare che oltre a quei muscoli che potete anche sentire e che il biomeccanico individua subito, polpacci, bicipiti femorali, glutei, lombari, dorsali e trapezi ecc., ci sono muscoli che altrettanto, in tal caso soffrono ma di cui non abbiamo le percezione. Il piriforme, il gemello superiore, l’otturatore interno ed il gemello inferiore, per quanto riguarda quelli sotto al gluteo e nelle cavità ischiatica, che possono interessare anche alcuni nervi. Per quando riguarda invece i muscoli “spinali” ossia quelli che provvedono all’assetto della colonna vertebrale, solo per l’assetto stesso abbiamo almeno il rotatore, il semi-spinale, il multifido, l’ilio-costale, lo spinale, il lunghissimo ed altri, ossia veramente tanti ed interconnessi. Basti pensare che solamente quelli del cosi detto bicipite Femorale sono in effetti tre cosi via. Insomma dopo aver appurato le limitazioni vere e proprie, come quelle della caviglia quando ha subito traumi, quelle dell’anca (spesso bloccata) e quelle relative ad altre articolazioni e le eventuali dismetrie (spesso causate da tensione muscolare protratta nel tempo) e non reali, dobbiamo comunque iniziare un opera importante al fine di ottimizzare il lavoro in bicicletta e gli allenamenti, che poi diventerà costante, di miglioramento della flessibilità muscolare soprattutto a carico dei distretti posteriori e di quelli che non sentiamo facilmente. Come farlo non è poi cosi difficile, basta seguire le indicazioni fornite dal vostro biomeccanico che in caso di un completo Bike-Fitting dovrebbe appunto occuparsi anche del vostro miglioramento in senso più generale, rispetto alla “sola” messa in sella, che non tenendo conto di questi parametri non potrà neanche essere accurata e quindi non fornire qual vero plus che potrebbe significare.Un ultimo importante discorso lo rivolgiamo all’allenamento, nel caso di quello specifico e di quello empirico, ossia che lo facciamo mirato volta per volta o più o meno a sensazione nell’arco della settimana. Sempre e comunque alla fine degli allenamenti dovremmo attuare uno stretching mirato e progressivo per quei muscoli maggiormente sollecitati nello specifico: Bicipite femorale, semitendinoso, semimembranoso, grande adduttore, gastrocnemio laterale e mediale (polpacci). Oltre ad esercizi che riguardano ovviamente i muscoli già citati in precedenza.

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