« Finalmente, incerti, se camminavamo su rocce o su macerie, potemmo riconoscere alcuni massi oblunghi e squadrati, che avevamo già notato da distante, come templi sopravvissuti e memorie di una città una volta magnifica. »
Vengono da un diario d’eccezione, queste poche parole: dal resoconto dell’incontro con le rovine di Paestum durante uno di quei “Grand Tour” (ossia quei viaggi attraverso le località più interessanti, storicamente e artisticmente parlando, dell’epoca) che erano tanto fondamentali nella formazione dei giovani di buona famiglia del diciottesimo secolo. E non è neppure un Grand Tour qualsiasi, perchè il resoconto è intitolato “Viaggio in Italia” e a offrircelo è nientemeno che il celebre Goethe. Tuttavia, se è vero che certamente queste rovine non potevano che colpire ed ispirare uno spirito tanto colto e raffinato come quello dell’autore, è anche altrettanto vero che, soprattutto dopo tutti gli studi, i ritrovamenti e gli scavi fatti, la possibilità di apprezzare tanta bellezza, magari con una bella escursione mentre si alloggia per le vacanze in un Hotel a Paestum, è ormai aperta e perfettamente accessibile a tutti, e con essa il valore di un tuffo in un affascinante passato.
Da millenni, infatti, la zona della Piana del Sele dove sorge Paestum è abitata con continuità: in effetti, abbiamo la possibilità, grazie agli scavi e agli studi di archeologi e storici, di dare un inizio all’insediamento dell’area, collocandolo nel paleolitico. Dalla disposizione dei manufatti e dei resti di capanne ritrovati, l’ipotesi che gli archeologi ritengono essere ormai la più accreditata è che originariamente i due colli di Paestum, ora sede del Tempio di Cerere e della Basilica, ospitassero due distinti villaggi, separati da un piccolo torrente ora scomparso.
Ignoriamo, invece, quale sia stata esattamente la circostanza della fondazione della città che oggi conosciamo per le sue rovine; tuttavia, un’attenta analisi delle fonti storiche antiche ci permette di fare un’ipotesi ragionevole. A fondare la città, intorno a 2600 anni fa, con il nome di Poseidonia, furono probabilmente uomini originari della colonia Greca di Sibari, dei Dori, scacciati dalla maggioranza Achea. Fu nel secolo successivo, fra il 560 e il 440 avanti Cristo, che la città raggiunse il picco della sua potenza commerciale e della sua ricchezza, ed eresse i tre templi che ancora oggi sono conservati.
Poseidonia mutò nome in Paistom, circa un secolo più tardi; la causa inattesa di tale cambiamento fu un più generale mutamento della classe dirigente della città, che cessò di essere Greca e divenne Lucana. Si tratta di un avvenimento per nulla raro, all’epoca, per le città della Magna Grecia: queste assorbivano la popolazione locale Italica come forza lavoro di basso grado e successivamente la vedevano scalare i gradini gerarchici arricchendosi con i commerci, fino a conquistare le posizioni di comando. La stessa ventura capitò a Neapolis, la città che si è poi evoluta nella nostra odierna Napoli. Non si pensi ad ogni modo che a tale cambiamento si sia accompagnata una crisi; al contrario, la città prosperò più che mai, nei commerci e nella produzione agricola, come testimoniato dalla ricchezza senza precedenti delle sepolture affrescate, e dal livello artistico elevatissimo dell’artigianato.
Rimane ancora un grande mutamento di governo e di nome prima di concludere questa piccola storia della nostra città: e avviene nel 273 a.C., quando Roma la sottrae alla confederazione Lucana prendendola nella propria sfera d’influenza, e le dà il nome definitivo di Paestum. Fra le città nacque un’alleanza profonda e importante; Paestum fornì navi alla flotta di Roma, anche in momenti drammatici della sua storia come la prima Guerra Punica, e ne ebbe in cambio, fra l’altro, il diritto, raro e ambito, di battere moneta. Fu in questa fase che nacquero le grandi opere pubbliche, dal Foro all’Anfiteatro, che ancora oggi possiamo visitare.
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