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La Donna di Ostuni: l’incredibile reperto millenario

In estate, ogni hotel, residence o b&b Ostuni fa il pienone; con l’approssimarsi di settembre, la città inizia a svuotarsi ma mantiene un flusso costante di turisti nel corso di tutto l’anno, che alimenta l’economia del posto e dà ulteriore valore a uno dei borghi più suggestivi della penisola italiana. Ostuni è meta balneare tra le più riconosciute della Puglia ma anche città d’arte e storia, una storia antichissima che risale a oltre 30.000 anni fa e di cui abbiamo significative testimonianze. Una su tutte è la Donna di Ostuni, rinvenuta soltanto nel 1991 dal Prof. Donato Coppola, docente dell’Università Aldo Moro di Bari.

La storia del reperto

La Donna di Ostuni è uno scheletro appartenente a una donna di circa 20 anni e del suo feto risalente, stando alle ricostruzioni dei periti, a circa 28.000 anni fa. Insieme ai resti della donna, furono trovati anche utensili tipici del tempo, corredi, selci e resti appartenenti a un bue primitivo. Oggi, il reperto è conservato all’interno di un luogo di sepoltura creato appositamente all’interno della grotta di Santa Maria di Agnano, nell’omonima masseria, e ribattezzato Ostuni 1°. All’interno del Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia Meridionale, nel centro storico di Ostuni, è invece conservato un calco della donna.

L’importanza del reperto

La donna di Ostuni rappresenta la più importante testimonianza storica della zona per ricostruire lo scenario esistente in Puglia già a partire da 30.000 anni fa (anche se le prime tracce di presenza umana risalgono ad ancora prima, tra i 40 e i 50.000 anni fa); i monili e i resti animali trovati nel luogo di sepoltura accanto ai resti della giovane donna mostrano come, già allora, esistesse in Puglia un sistema rituale orientato ad esorcizzare la morte e a come una coscienza spirituale fosse già forte nel Sud Italia ai tempi degli uomini di Neanderthal.

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