In estate, b&b, hotel e residence Salento accolgono una mole di visitatori imponente. In autunno tutto si sgonfia e il Tacco d’Italia si appropria di nuovo della propria dimensione più autentica, rivelando la sua essenza più pura. Un’essenza che si racconta nella tradizione musicale del posto, quella più antica e secolarizzata e quella che, dagli anni ‘90, giunge fino a oggi e che alimenta stimoli e sperimentazioni per quella di domani. La musica, in Salento, è persino più che parte della tradizione, è narrazione melodica di ciò che fu e di ciò che ancora è, è il filo rosso che racchiude in sé tutta la storia del territorio.
La pizzica salentina
La pizzica è il manifesto in note della storia del Tacco. La danza tipica salentina ha radici profondissime che si innervano nel tessuto ancestrale, proprio di un’epoca povera, poverissima, e di un luogo desolato, dimenticato, assoggettato a poteri centrali distanti. Siamo nella finibus terrae, nel frangiflutti che si stampa sulle culture dell’oriente mediterraneo e si configura su pilastri linguistici e culturali molteplici. E siamo in un territorio dove regnano stenti, retto dai lavori nei campi. Lì le donne iniziavano a lavorare nelle piantagioni di tabacco al sorgere del sole e si ritiravano solo al tramonto. Le donne erano proprietà del marito, costrette a reprimere ogni passione in favore della preservazione delle proprie condizioni, fuggendo la riprovazione sociale e chinando la testa a un codice comportamentale egemonico e ristretto. La pizzica si diffuse come arma di difesa. La tradizione racconta come le donne venissero morse dalla taranta e il veleno iniettato in corpo le costringeva a danzare per liberarsene. La pizzica nasce dalle frustrazioni e dai dolori, è fuga dai tormenti e il veleno assume una fortissima valenza simbolica. Per secoli la taranta ha pulsato nel cuore di Galatina, dove venne inoculata nel culto di San Paolo conservando la sua matrice pagana.
Il reggae
Il Salento è anche la Giamaica d’Italia, patria dei Sud Sound System e dei collettivi che da lì trassero ispirazione. Il reggae ha avuto nel Sud della Puglia la propria roccaforte italiana; lì, però, c’è stato qualcosa in più. Le melodie del rutz e del raggamuffin si sono mescolate a quelle della tradizione, dando vita al tarantamuffin, genere unico che non trova eguali al mondo perché prodotto di particolarità proprie del posto. Alla fine degli anni ‘90, il Salento si era già dotato di quelle impalcature musicali e culturali capaci di creare un vero sottobosco di genere, un manifesto che è rivendicazione di autonomia culturale e di racconto storico, che si mescola, armonico, alla leggenda.
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