Allo scopo di contrastare l’insorgere di malattie legate alla dipendenza da gioco, il Decreto Balduzzi ha introdotto alcune restrizioni nel settore. Gli operatori saranno d’ora in poi obbligati a specificare, in qualsiasi forma di comunicazione sui media, i rischi e le probabilità di vincita. Si spera in questo modo di creare un deterrente per il gioco irresponsabile, visti soprattutto gli effetti disastrosi delle ludopatie sulle vite delle vittime di questa dipendenza.
La ludopatia, infatti, funziona esattamente come ogni altra dipendenza, da quella dalla droga a quella dall’alcol, e come tale va contrastata con tutti i mezzi possibili.
Nel decreto Balduzzi è inoltre contenuta una norma che introduce la possibilità per le scuole di educare al concetto di “gioco responsabile”. Fino a questo momento, gli operatori del settore hanno ampiamente sfruttato la dipendenza dal gioco di molti minorenni. Grazie ad un’inchiesta condotta da skuola.it, infatti, è stata calcolata una percentuale altissima di under-18 che hanno giocato almeno una volta d’azzardo. Secondo il Ministero della Salute, un ottimo strumento per porre rimedio a questa degenerazione è anche nell’insegnamento del vero valore del gioco, inteso come attività ludica. Il gioco, insomma, va restituito a bambini e ragazzi per quello che è. E non va demonizzato, perché non tutte le maniere di giocare sono malsane o pericolose.
Se d’ora in avanti ci sarà un’azione mirata da parte della scuola per insegnare ai più giovani che cosa vuol dire gioco e quali sono i rischi di una dipendenza, sarà anche possibile riscoprire il valore della tradizione di alcuni dei giochi caduti sotto gli strali dei commentatori più critici.
Cavalcando l’onda dell’indignazione pubblica, non ci si è resi conto che molti giochi (come i giochi di carte) fanno parte dell’identità italiana nè più nè meno, per fare un esempio, del calcio. In aggiunta a questo, i giochi di carte si basano anche su una lunghissima tradizione, che si perde negli albori della società moderna. Le carte arrivarono infatti in Italia nel 1300, e vi furono portate dagli Arabi del Nord Africa, che intrattenevano con le nostre città portuali delle intense relazioni commerciali. In Italia il successo delle carte fu tale che moltissimi giochi, anche quelli provenienti da terra straniera come la briscola, si acclimatarono e si adattarono alla realtà locale. Questo spiega perché oggi vi sia una tale varietà di giochi di carte: briscola, scopa, briscola chiamata, scopone, rubamazzo, tressette ed infiniti altri.
Per concludere, demonizzare il gioco nel suo complesso significa attuare una semplificazione che rischia di uccidere una tradizione vecchia di secoli. Quello che occorre – e che il Decreto Balduzzi tenta almeno di facilitare – è la nascita di una cultura del gioco responsabile, che aiuti le persone a non cadere in fenomeni degenerativi come la dipendenza dal gioco.
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