La crisi dei valori e soprattutto la crisi dei matrimoni porta sempre più spesso le coppie a rivolgersi agli psicologi e psicoterapeuti. La maggior parte degli studi di psicologia, se fino ad oggi hanno avuto a che fare con casi di depressione e malesseri personali, si vedono sempre più chiamati ad aiutare coppie in difficoltà, stressate dai ritmi frenetici della vita moderna e spesso insoddisfatti singolarmente, che caricano sulla coppia le loro ansie e malumori. Uno psicologo a Milano, ad esempio, oggi riceve quotidianamente casi di coppie sull’orlo della separazione che mancano di comunicazione e di interesse verso l’altro semplicemente perchè non sono a proprio agio singolarmente. Il lavoro dello psicologo quindi si sta sempre più spostando verso quello di consulente familiare, viene meno la concezione freudiana di psicoterapia come interpretazione del comportamento, premiando sempre più la figura del paciere, dell’intermediario e del “giudice” che dirime questioni spesso futili fra persone che hanno dimenticato di volersi bene, persi nella ricerca di se stessi. Abbiamo bisogno ancora quindi di psicologi, nella nuova accezione? Non basterebbe solo una maggiore volontà di comprendere l’altro e un senso di rispetto verso un legame familiare troppo spesso sottovalutato in giovane età, ma rimpianto negli anni a seguire? Sta diventando veramente così difficile sopportarsi, accettarsi, volersi bene, comprendere i difetti dell’altro e passare sopra a cose che con il senno di poi si rivelano spesso veramente insignificanti? Ai lettori la risposta.
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