Il Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera ha affermato che il welfare va modificato, gestito e governato, ma non va ridotto. Il sistema welfare dell’Italia è molto forte comparato agli altri Stati dell’Europa, oltre ad essere un sistema che differenzia l’Europa rispetto a qualunque altro sistema mondiale. Questo non vuol dire però che non siano necessari dei cambiamenti.
In Inghilterra, per esempio, il Ministro David Cameron ha reso noto che per ridurre il deficit si potrebbero apportare dei tagli al sistema welfare, e ridurre tutta una serie di spese pubbliche. In particolare, la spesa per il biennio 2015-2016 dovrà essere ridotta di circa 16 miliardi di sterline per consentire al Paese di mantenere l’obiettivo di riduzione del deficit nonostante il ritorno della recessione di quest’anno.
Il welfare come sistema di società prevede una migliore sistemazione del lavoro, piaga dell’Italia odierna, e un miglioramento della situazione contributiva, di quella relativa alle tasse, alla sanità e alle pensioni. Soprattutto per i dipendenti pubblici la situazione è strutturalmente deficitaria, in quanto il blocco dei turnover negli enti pubblici ha creato uno sbilancio tra le entrate contributive e le uscite per prestazioni. Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, sostiene che il sistema previdenziale vive per sua natura della strutturale solidarietà tra gestioni. Le dichiarazioni di Mastrapasqua che seguono, in risposta alla stampa italiana sull’allarmismo suscitato dalla fusione Inps-Inpdap, dimostrano come “gli effetti delle riforme degli anni scorsi e quelli della Monti-Fornero, che si produrranno compiutamente dal prossimo anno, hanno messo definitivamente in sicurezza i conti della previdenza sociale italiana”.
Il presidente e gli organi dell’Inps hanno già evidenziato al Governo tutte le transizioni per assorbire i disavanzi, che non andranno a ledere in nessun modo i lavoratori, pubblici e privati. Per mercoledì 15 Ottobre la Commissione Lavoro renderà note le comunicazioni del Ministro Elsa Fornero sugli effetti dell’accorpamento degli enti previdenziali e sul nuovo modello di governance dell’Inps.
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