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Reggio Calabria: culla della Magna Grecia tra mito e storia

«Reggio è un grande giardino, uno dei luoghi più belli che si possano trovare sulla terra». Recitava così Edward Lear in “Diario di un viaggio a piedi”, del 1847. E lo scrittore non aveva tutti i torti essendo questa città un pozzo di storia, arte e cultura.
Il Torino affronterà oggi la Reggina in trasferta a Reggio Calabria, seguito come sempre da una scia di tifosi appassionati. Ma oltre alle emozioni della partita sarà utile ai nostri appassionati conoscere anche alcune particolarità della città che fa da sfondo all’incontro sportivo.

“Rrìggiu”, come la chiamano in dialetto reggino gli abitanti del luogo, è tutta da scoprire. In essa modernità e antichità coesistono naturalmente, senza annientarsi l’un l’altra. Università e centri commerciali ne fanno un luogo moderno, ma non ne oscurano il carattere che gli è proprio, quello di culla della civiltà dell’antica Magna Grecia, luogo dai sapori prelibati e genuini caratterizzato per la produzione di olio d’oliva, vino, agrumi e ortaggi.
Ai suoi piedi si sono inchinati i grandi del passato e nei suoi mari si sono fronteggiate flotte millenarie che hanno arricchito la storia e lo spirito degli abitanti del posto, coscienti di vivere in una delle aree culturalmente più ricche del mondo.
Reggio Calabria è avvolta da un alone di miti e leggende. Oltre a quelli che circolano intorno alla sua fondazione ( dovuta per molti studiosi al mitico personaggio di Giocasto, figlio di Eolo, e per altri a Eracle) il capoluogo di provincia calabrese viene definito da secoli “Città della Fata Morgana” perché è qui che si manifesta, durante le calde serate d’estate, il raro fenomeno ottico-mitologico della Fata Morgana, nome ripreso dall’omonimo personaggio della mitologia celtica. Questa sorta di miraggio fa sembrare la costa siciliana talmente vicina a quella calabrese che è possibile distinguere chiaramente case, automobili e persone.
E se camminando per le strade di Reggio si respira l’aria di un passato tanto remoto, è solo parlando con i suoi abitanti che si coglie l’essenza di quell’ospitalità propria solo delle persone semplici e genuine del sud Italia.

L’AVVERSARIO più pericoloso
Sguardo vigile e attento, ha un colpo di testa il più delle volte vincente

Bernardo Corradi, classe 1976, è un attaccante pericoloso, lo sa bene De Biasi, preoccupato per la grande prestazione registrata dal giocatore della Reggina già durante la prima giornata in trasferta a Verona contro il Chievo. Per marcarlo, la difesa del Torino dovrà sfoderare oltre a un buon gioco di squadra anche tanta grinta viste le grandi doti, sia fisiche che tecniche, di Corradi.

Abile nel gioco di sponda Corradi è temuto anche per il suo gioco aereo grazie alla notevole altezza e alla stazza fisica.
In allerta dunque i difensori del Toro contro i suoi colpi di testa, il più delle volte vincenti.
Il “corazziere d’area di rigore”, come Corradi veniva chiamato ai tempi della Lazio, ha alle spalle un ricco background calcistico: dopo i due anni di militanza all’estero, piuttosto deludenti, il giocatore torna in Italia con l’obiettivo di riscattarsi.
Acquistato dalla Reggina nel luglio di quest’anno, la stagione calcistica comincia bene per Bernardo le cui prestazioni sono state ottime già durante il precampionato. Il suo ruolo ideale è quello di unica punta, anche se spesso gli viene affiancato un altro attaccante in grado di sfruttare le sue sponde.

Corradi possiede inoltre una buona visione di gioco, e ciò gli permette di inserirsi pericolosamente nell’area di rigore riuscendo il più delle volte a captare in anticipo i movimenti dei difensori avversari.

www.alessandrorosina.it

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