L’artrite psoriasica è una varietà di artrite infiammatoria cronica, associata più volte a psoriasi la cui comparsa la precede. Abitualmente colpisce solamente alcune giunture ma in forme gravi si manifesta nella colonna vertebrale, evocando come quadro terapeutico quello della spondilite anchilosante. Si presenta in una parte compresa tra il 5-30% delle persone affette da psoriasi e, nella popolazione complessiva, la sua prevalenza è sottostimata, soprattutto in quanto può essere diagnosticata in soggetti senza psoriasi, ma con storia familiare che presenta portatori di psoriasi. Il culmine di incidenza è tra i 20 e i 40 anni senza differenza tra i sessi. La minore componente dolorosa in comparazione ad altre malattie di tipo reumatico, unitamente all’incostanza del suo decorso (molti pazienti hanno periodi di salute alternati a lassi di tempo in cui l’artrite si riacutizza) rappresenta talvolta un fattore di sottovalutazione del quadro clinico e causa rinvio diagnostico. In Italia vivono pressappoco 12.000-60.000 pazienti affetti da artrite psoriasica. Questa nondimeno, per i motivi per l’appunto descritti, potrebbe essere una valutazione per difetto. La patologia è un’oligoartrite, ovvero che coinvolge poche articolazioni, e che colpisce solo le interfalangee distali (IFD). Può essere mutilante (parecchio aggressiva), simmetrica ovverosia imporsi il detrimento alla colonna vertebrale (spondilite) specialmente in presenza dell’ HLA-B27. Particolare rilievo per la tutela della salute riveste la diagnosi precoce della malattia, in quanto negli stadi iniziali la malattia può essere curata in modo appropriato riducendo al minimo il detrimento per le giunture. Non vi sono esami del sangue specifici per l’artropatia psoriasica: VES e PCR possono essere accresciuti o normali. Sotto l’aspetto ospedaliero la psoriasi cutanea può essere presente o meno nella storia clinica o familiare del paziente. Carattere patognomonico di artrite psoriasica è la dattilite (irritazione delle articolazioni e dei tessuti molli delle dita, delle mani e/o dei piedi, che conferiscono il caratteristico aspetto “a salsicciotto”). La terapia si avvale di svariati farmaci mirati alla cura della infermità in toto: sia cutanea che articolare, dando la preferenza a un medicamento invece che a un altro in funzione della gravità e dell’interessament epidermico e/o articolare. In particolare la terapia si serve generalmente dei cosiddetti farmaci di fondo o, in inglese, DMARDs: Disease-modifying antirheumatic drugs. Per farmaci di fondo si intende una famiglia molto eterogenea di molecole che ha in comune la peculiarità di correggere in meglio l’andamento nel tempo della infermità. Di seguito sono elencati alcuni dei più comuni farmaci di fondo tradizionali: metotressato, leflunomide, ciclosporina, salazopirina, idrossiclorochina. Tali medicinali hanno generalmente efficacia dopo come minimo 6 settimane di assunzione e devono essere presi sotto stretta sorveglianza medica.
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