Nonostante la sempre più incalzante crisi economica, l’obesità in Italia, nello specifico quella infantile, sembra paradossalmente non conoscere alcun trend recessivo. Sebbene sembra infatti che sempre più italiani dovranno tirare la cinghia a causa dello spettro della recessione mondiale, il futuro “metabolico” degli stessi è in sovrappeso.
I bambini italiani, infatti, secondo il rapporto dell’International Obesity Task Force, hanno stabilito un record europeo di cui sarebbe meglio non vantarsi: il 36% dei bambini di 8 anni ha problemi di obesità e di sovrappeso. Ma è tutta la popolazione italiana che aumenta di “circonferenza”: secondo il rapporto sull’obesità in Italia stilato dall’Istituto Auxologico Italiano, infatti, il tasso di crescita dell’obesità dell’intera popolazione ogni 5 anni è del 2,5%. Non si tratta ovviamente solo di un problema estetico: “Il sovrappeso è essenzialmente un problema di salute – dichiara la dottoressa Monica Dellupi, psicologa di Psicologo360 specializzata in disturbi dell’alimentazione – perché all’obesità sono legate patologie importanti e gravi come l’ipertensione, l’artrosi, malattie respiratorie e patologie cardiovascolari. Sono conseguenze a lungo termine, ma non per questo si deve far finta che non esistano. Anzi, molto meglio intervenire in tempo piuttosto che correre ai ripari quando i danni hanno assunto oramai proporzioni preoccupanti e di difficile risoluzione”.
Ma in che modo si può intervenire sui disturbi alimentari, specie nei bambini?
“E’ importante un’educazione alimentare corretta fin da piccoli e un programma di sostegno psicologico per quei bambini che hanno un rapporto problematico con il cibo – continua la dottoressa Dellupi – Nel corso degli anni molti studi hanno messo in evidenza come altri metodi per così dire “fisici” (come il bypass gastrico) si siano rivelati palliativi in grado di risolvere il problema per brevissimi periodi di tempo. Le ricadute, tolto il bypass, si verificavano in percentuali altissime. L’assistenza psicologica, invece, s’è dimostrata in grado di migliorare sensibilmente il disturbo, portandolo a completa risoluzione nella maggioranza dei casi. L’importante quindi, non è semplicemente imporre una dieta restrittiva o obbligare il bambino a esercizi fisici estenuanti, quanto far capire ai bambini e ai loro genitori, la vera importanza del cibo e dell’esercizio fisico, indirizzandoli verso un uso consapevole e non compulsivo”
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