Il Teroldego Rotaliano è uno dei maggiori vini trentini ed ha ricevuto il riconoscimento di vino D.O.C. nel 1971. Il suo disciplinare di produzione – successivamente modificato nel 1987 – prevede che questo vino possa essere realizzato con uve provenienti dal vitigno omonimo.
La storia della sua nascita non è chiarissima: alcuni lo associano a “Tiroler Gold”, il nome con cui sarebbe stato indicato questo vino alla corte di Vienna durante l’impero austro-ungarico. Altri invece ne collocano l’origine proprio in Trentino, sulle colline di Sorni.
La zona di produzione è una porzione del CampoRotaliano,e più precisamente quella parte compresa nei comuni di Mezzolombardo, Mezzocorona e nella frazione di Grumo nel comune di S.
Michele all’Adige.
E’ qui che dovrebbe avvenire la vinificazione, ma è comunque concesso che possa essere effettuata all’interno dei confini della provincia di Trento.
Il disciplinare prescrive anche che la resa massima delle uve in vino non debba essere superiore al 70 per cento.
Il Teroldego Rotaliano può essere Rosso oppure Rosato (detto anche Kretzer), ma si può anche trovare nella versione Riserva se l’invecchiamento è pari ad almeno 24 mesi e nella versione Superiore se la gradazione alcolica naturale minima è di 11,5°, contro i 10,5° richiesti per il Teroldego Rotaliano doc.
Il Rosso può riportare in etichetta la dicitura “Rubino”, mentre la versione rosata del Teroldego deve riportare la dicitura “Rosato” oppure “Kretzer”.
Il primo è di colore rosso rubino intenso e a volte presenta orli violacei. Il sapore è invece sapido ed asciutto, leggermente amarognolo. Si sente il gusto tipico della mandorla. E’ inoltre corposo e leggermente tannico.
La tipologia Kretzer invece è di colore rosato tendente al granato ed il profumo è fruttato.
La gradazione alcolica minima non deve essere inferiore nel complesso a 11,5°.
Dal punto di vista degli abbinamenti con le pietanze, il Teroldego Rotaliano si sposa bene con arrosti di carni rosse, selvaggina, grigliate, bolliti e formaggi stagionati.
E’ molto adatto anche per accompagnare i tipici piatti regionali trentini, come ad esempio le zuppe di finferli e il capriolo con mirtilli.
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