Motori

Pneumatici auto e moto: una storia fatta di innovazioni e scoperte

Diciamoci la verità: quanti di noi conoscono le ricerche, gli studi e i meccanismi tecnologici che precedono la progettazione di uno pneumatico per auto o moto? E in quanti sanno che l’industria chimica gioca un ruolo determinante nello sviluppo di pneumatici in grado di garantire prestazione sempre più elevate?

Gli pneumatici infatti, pur presentandosi come prodotti di utilizzo comune nella vita di tutti i giorni, hanno alle loro spalle un massiccio lavoro di sperimentazione e raffinamento, finalizzato all’impiego di mescole sempre più performanti in termini di resistenza all’usura, aderenza sul fondo stradale e adattabilità alle più svariate temperature. In tempi recenti, ad esempio, l’utilizzo di elastomeri sintetici e l’aggiunta di cariche di rinforzo hanno consentito alle case produttrici di sviluppare mescole via via sempre più efficaci e rispondenti alle necessità dei guidatori.

In primo luogo, la composizione di uno pneumatico deve tenere sempre in considerazione le diverse esigenze di impiego da parte degli utenti. I più esperti sanno, ad esempio, che le mescole che assicurano un più alto grado di aderenza tendono ad usurarsi in tempi rapidi. Di contro, le mescole più durature sono quelle che pagano dazio in termini di aderenza e stabilità.

In ogni caso, seppur ogni pneumatico presenti una composizione propria, in media la gomma è presente per una percentuale che va dal 45 al 65%; le cariche di rinforzo variano dal 25 al 40% e i prodotti per la vulcanizzazione rappresentano una quota che va dal 9 al 20%. La gomma può essere naturale o composta da elastomeri sintetici. Bisogna tenere presente che, in ogni caso, le case produttrici mantengono sempre una sorta di “segreto di stato”, sia sulle quantità di materiali utilizzati che sui procedimenti tecnici attraverso i quali gli pneumatici vengono realizzati.

La storia dello pneumatico moderno ha inizio nel 1839, quando Charles Goodyear scoprì accidentalmente il processo di vulcanizzazione. Prima di allora, infatti, la gomma era considerata un materiale scadente e dalla bassa resistenza, e veniva impiegata per pochi e marginali utilizzi. Con la vulcanizzazione, invece, si venne a creare una struttura rinforzata ed elastica, non più appiccicosa e perfettamente adatta per l’impiego su vetture a 2 o a 4 ruote. Con l’inizio del XX secolo ebbero inizio le ricerche mirate all’impiego di un materiale sintetico che potesse prendere il posto della gomma naturale: il primo brevetto fu realizzato in Germania ad opera della Bayer, per poi passare alle sperimentazioni della Continental. Il centro di produzione si spostò infine verso gli Stati Uniti, che negli anni ’40 implementarono stabilimenti per la produzione di Buna S, un elastomero sintetico costituito da un polimero stirene-butadiene largamente utilizzato tutt’ora. Oggi infatti le gomme che utilizzano questa tecnica sono denominate SBR, e sono le più popolari tra quelle in commercio.

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