Ma questo benedetto registro elettronico è obbligatorio oppure no? Una domanda che circola tra false notizie e leggi abortite dal luglio del 2012. Il Decreto Legge n°95/2012 imponeva perentoriamente la digitalizzazione del sistema scolastico in favore del processo di “dematerializzazione delle pratiche amministrative”. Il progetto avrebbe portato a notevoli benedici sotto diversi punti di vista: semplificazione procedurale, abbattimento dei costi di gestione, ottimizzazione del sistema di comunicazione e di trasmissione dei dati tra segreteria e docenti e verso le famiglie. Qualcuno, in toni un po’ troppo enfatici, arrivò a parlare di rivoluzione copernicana dell’istruzione italiana, se non fosse che il decreto, convertito in Legge il 15 agosto dello stesso anno, abbia disperso il panico tra i dirigenti scolastici di istituti di medie e superiori, quelli a cui si rivolgeva la legge, destabilizzati come formiche da una goccia di pioggia.
Le ambizioni del Governo, in effetti, non tenevano conto della reale situazione in cui versava – e versa tuttora – l’istruzione pubblica del Bel Paese, in tantissimi casi per nulla preparata a un simile smottamento strutturale. A dubbi e difficoltà sotto il profilo tecnico e quello economico si affiancano dibattiti di natura sociale e interrogativi sull’effettiva posizione prioritaria concessa al registro elettronico. L’aspetto tecnologico è quello più pressante e si configura come la criticità numero uno; informatizzare il sistema amministrativo significa dotarsi di adeguate strumentazioni ovvero un PC per ogni classe (o per lo meno un tablet in dotazione ad ogni docente), una banda larga sufficientemente potente da sostenere tutta la serie di dispositivi simultaneamente collegati, corsi di formazione per docenti e personale di segreteria. A livello sociale la discussione diventa un po’ stucchevole, sollevata da quanti vedono nella digitalizzazione un elemento alienante che anziché avvicinare la scuola alle famiglie ne causerebbe un’accentuazione della frattura. Più sensate sono le obiezioni mosse da quanti ritengono non prioritario il progetto, alla luce delle preoccupanti condizioni infrastrutturali di diversi istituti privati di beni di primaria necessità a cui si chiede di installare un software gestionale, trascurando, giusto per fare alcuni esempi, bagni senza porte, pareti che si dissolvono, sistema di sicurezza non a norma.
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