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SI PUÓ PERDERE UN GIARDINO? Design ecologico per il cortile ritrovato della Triennale di Milano

 

 

Si può perdere un giardino? A quanto pare si. È quello che era successo a Milano nel Palazzo dell’Arte costruito nel 1933 dall’architetto Muzio. L’edificio presenta un elevato valore storico-culturale in quanto fu realizzato appositamente per ospitare le esposizioni internazionali della arti decorative e industriali moderne, con l’intento di stimolare il rapporto tra industria, settori produttivi e arti applicate. La Triennale di Milano nasce in realtà come Biennale con sede a Monza nel 1923. Quando grazie ad un lascito del senatore Bernocchi si decide per una nuova sede milanese, l’incarico viene affidato all’architetto Muzio che crea una struttura innovativa, modulabile e flessibile che si inserisce nel contesto circostante in un modo unico. La posizione dell’edificio viene scelta accuratamente. Si erige infatti all’interno del Parco Sempione diventando parte integrante del quadrilatero che compone insieme al Castello Sforzesco, all’Arco della Pace e all’Arena. Gli accessi principali del Palazzo vengono orientati in due posizioni strategiche: il primo si affaccia sul viale Alemagna, una delle direttrici più importanti della città, mentre il secondo ingresso presenta un maestoso porticato immerso nel verde del Parco. Tutto il complesso è stato ideato per essere una celebrazione dell’arte creando uno spazio magico e senza tempo (De Chirico, Sironi, Campigli, Carrà, Fontana, Baj, Martini, Pomodoro, Burri, , Merz, Paolini e Pistoletto sono solo alcuni degli artisti che hanno esposto le loro opere in questa sede.).
L’imponenza di questo progetto viene ribadita anche dalle misure dello stabile stesso. Si parla infatti di una superficie totale di 12.000 mq, di cui ben 8.000 mq sono destinati alle mostre. Di fronte a questi numeri inizia a prendere credibilità la notizia che voleva il cortile pensile “scomparso”. Con l’intento di fondere in armonia la bellezza suggestiva della natura e di alberi secolari con il Palazzo dell’Arte, Muzio ha intrecciato soluzioni architettoniche quali porticati, terrazze, coperture e passerelle, che confluiscono in un insieme di elementi che si arricchiscono e si compensano reciprocamente. Tra questi elementi alcune foto e documenti parlavano anche di un giardino di cui però negli anni si era persa cognizione. Macchinari e modifiche architettoniche infatti ne avevano oscurato la bellezza al punto che pur sapendo della sua esistenza nessuno ne conosceva la reale ubicazione. Ma recentemente si è provveduto alla ristrutturazione di alcune parti dell’edificio che hanno riportato alla luce il famoso cortile pensile. Quando l’architetto De Lucchi ha scoperto che uno dei locali destinato agli impianti era in realtà il giardino scomparso, si è adoperato per ristrutturare questo spazio ricostruendo fedelmente la struttura architettonica originaria. Gli interni grezzi per conferire risalto alle opere degli artisti, uno sfondo neutro con l’idea di lasciare il maggior spazio possibile agli allestimenti delle mostre, ma per gli altri elementi Muzio scelse materiali che si sposassero e rinforzassero l’idea alla base del progetto stesso. La struttura portante è in cemento armato, per sottolinearne forza e durevolezza, mentre il rivestimento è in mattonelle rosse accostate da granito rosa di Baveno. Il rosso che risalta sul verde conferisce all’edificio ancora più imponenza ma allo stesso tempo nei periodi autunnali si integra ai colori che lo circondano, e il tutto viene poi arricchito dall’eleganza delle sfumature tenui del granito. Tutti i materiali furono scelti per sottolineare l’idea alla base dell’intero progetto, l’arte che non si perde nel tempo ma anzi racconta di noi. Per questo motivo per la pavimentazione del giardino ritrovato si è scelto di usare il legno composito. Non un legno qualsiasi, ma un prodotto che riassumesse le caratteristiche ricercate da Muzio, sintonia con il tutto, estetica, qualità, durevolezza. Il pavimento adoperato è frutto dello sviluppo e della ricerca italiana che vede il rispetto dell’ambiente come un elemento essenziale per il futuro. La particolarità di questa soluzione di design è dettata proprio dal valore aggiunto dei materiali. Le tavole in legno composito che sono state utilizzate per il ripristino del cortile pensile del Palazzo dell’Arte sono il risultato di una sapiente lavorazione di farina di legno (materia prima di riciclo) e di una componente plastica ecologica che oltre a conferire resistenza e adattabilità rende il prodotto impermeabile. Adesso tutti i visitatori della Triennale di Milano posso apprezzare nuovamente questo giardino reso ancora più magico dalla sua storia. Un luogo dove oggi più che mai il passato è legato al presente, ma con uno sguardo verso il futuro.

 

Per ulteriori informazioni:

 

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