Comunicati stampa

Introduzione dell’Imu sulle seconde case in locazione, i rilievi di Confedilizia

In un udienza davanti al Parlamento Italiano, Confedilizia ha presentato le proprie proiezioni sugli effetti dell’introduzione dell’IMU. E’ stato stimato in 11 miliari di Euro il gettito derivante anche se rimangono molti punti interrogativi. Stabilite le aliquote del 4 per mille sugli immobili prima casa e del 7,6 per mille per le seconde case sono stati introdotti grandi margini di manovra per i Comuni che potranno, ad esempio, ridurre sino al 4 per mille le seconde case date in locazione a canone calmierato oppure aumentare sino al 10,6 per mille l’aliquota gravante sulle seconde case non date in locazione.

Per i proprietari con contratti di locazione in essere si prevede quindi una bella stangata con punte che toccherebbero, sempre secondo Confedilizia, un +324%

Proviamo a vedere un caso concreto: per un immobile in affitto a Bologna locato a canone libero, ora soggetto ad una aliquota Ici del 0,65%, ci sarà un aumento dell’imposta sino al 0,76% con la possibilità che il Comune dove è ubicato l’immobile porti all’1,06% il regime di tassazione. A questo aumento va aggiunto l’aumento del 60% della base imponibile (così come previsto nel decreto “Salva Italia”). Si parla quindi di aumenti di imposizione compresi tra l’87% ed il 161%

Ancora più cospicui gli aumenti sugli immobili abitativi locati a canone calmierato (che rappresentano il 25,4% del totale dei contratti d’affitto) che ora prevedono una aliquota del 4 per mille. Si ritroverebbero nella stessa situazione dei contratti a canone libero e qui gli incrementi potrebbero toccare il +324%

Il pericolo, considera il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, è di assistere ad un aumento di tensioni e contenziosi. Le scelte del Governo porteranno all’estinzione o quasi dei contratti a canone calmierato perchè gli sgravi previsti dall’Imu non sono tali da preservarne la permanenza.

Confedilizia infine si fa propositiva ed assume un atteggiamento di confronto verso il legislatore. L’Associazione chiede il ripristino della norma originariamente prevista sull’IMU, quella del D.L. 23/2011 prevedendo l’abbattimento del 50% dell’aliquota ordinaria sugli immobili locati.

Se passasse questa proposta la perdita di gettito sarebbe attorno ai 900 milioni di Euro così distribuita: 50% dalle casse dello stato e 50% dalle casse dei comuni. Se invece l’abbattimento riguardasse solo i contratti a canone calmierato il minor introito diviso tra Stato e Comuni sarebbe di 230 milioni di Euro.

Questi importi sarebbero facilmente recuperabili attraverso l’abbattimento di privilegi ed esenzioni sul pagamento di tasse per immobili ad Enti ed Associazioni. Esenzioni che, vista la crisi attuale, non hanno più giustificazione di esistere.

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