Quella dei fiori è una passione innata, che appartiene o non appartiene ad ognuno di noi dalla nascita: curare e coltivare i fiori e le piante non è cosa da tutti, come comprova anche il diffusissimo detto “avere il pollice verde”.
Modi di dire popolari a parte, quella della cura delle piante è una passione che diventa quasi un lavoro nel caso in cui le piante da accudire siano diverse e coltivate in un numero abbastanza considerevole, perché ognuna di loro, sia essa una pianta grassa, un rosaio, un bonsai o una pianta da frutto, ha la propria crescita che richiede attenzioni specifiche, irrigazione controllata e collocazione in base alla necessità di luce e umidità.
Una zona famosa in tutta Europa, in quanto uno dei maggiori poli florovivaistici d’Europa, è Saonara, un paese collocato all’interno della provincia di Padova, che conta circa 10.000 abitanti; il paese è rinomato in particolare per due peculiarità: la prima è senza dubbio la fama di essere uno dei maggiori centri vivaistici italiani, che vanta attività e produzioni conosciute a livello europeo ed in secondo luogo la città è rinomata come centro di produzione e consumo di carne di cavallo.
Fin dal 1820 un gruppo di imprenditori florovivaistici della città, tramutò Saonara nel luogo conosciuto ben oltre i confini territoriali, per l’esportazione massiccia di piante da frutto in tutta Europa. Fra le specie che fanno parte della tradizione vivaistica padovana, ce n’è una in particolare che si contraddistingue per la sua valenza simbolica e per l’enorme lavoro fatto proprio da alcune aziende florovivaistiche di Saonara: negli anni passati al santo protettore di Padova, San’Antonio da Padova, era stato dedicato, oltre al tradizionale Giglio anche una splendida rosa, chiamata appunto la Rosa di sant’Antonio.
Nello specifico la Rosa di sant’Antonio da Padova è un esemplare ibrido di rosa Tea, ha un lungo e robusto stelo che sorregge il fiore a forma di coppa che raggiunge a pieno sviluppo i dieci centimetri di diametro, i petali –che si ricurvano verso l’interno in maniera delicata- sono di color rosa intenso con il rovescio leggermente più chiaro e delle venature gialle sul dorso, le sue caratteristiche principali sono la robustezza e l’intenso profumo.
Questo rosaio è stato coltivato fino agli anni Sessanta a Saonara, ma poi è gradualmente andato scomparendo; grazie al lavoro di recupero dei coltivatori locali questa stupenda tipologia di rosa è tornata a rifiorire, prima in vivaio e ora anche nel chiostro del Paradiso, adiacente alla Basilica del Santo a Padova, dove lo scorso maggio sono stati piantati i primi quindici roseti. Il recupero di questa rosa, non più coltivata da oltre 40 anni, è stato possibile grazie al ritrovamento di alcune tracce, e solo dopo quattro anni di lavoro è stato possibile ricavare dalla prima gemma tre piantine che per micropropagazione hanno permesso l’anno successivo di ottenere altre piante.
Ovviamente dopo il tanto lavoro che i vivaisti di Saonara hanno fatto per ottenere di nuovo la rosa di sant’Antonio, il primo posto dove piantarla non poteva che essere un posto così significativo come il chiostro della Basilica. Entra nel sito per trovare il rosaio che fa per te!
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