Comunicato Stampa
Titolo : Totò Bonanno al Castello di Racalmuto.
Si inaugura sabato 29 Marzo alle ore 18,30 la Mosta Antologica del Maestro Totò Bonanno, le opere che vanno dal 1949 al 2002, anno della sua scomparsa, esposte nella suggestiva sede del Castello Chiaramontano e impaginate in altri spazi della città di Racalmuto, vogliono testimoniare una vicenda artistica esemplare, la significativa espressione di una convinta intensità creativa durata mezzo secolo. E le cento opere inedite esposte rendono ancor più palese il segno distintivo della sua identità, della sua coerenza. Coerenza che Giorgio Segato chiama espressione di una fedeltà che ha origine nello sguardo e nel cuore, nei sentimenti profondi e nel suo peculiare, ben riconoscibile modo di guardare e di dipingere, che non è mai stato un “ritrarre”, un rappresentare o ripresentare la realtà, bensì un sentire, un partecipare, un attraversare e farsi attraversare. La fisicità materica dell’olio sulla tela e l’essenzialità segnica di tutta la grafica restituiscono il senso delle curiosità e delle sperimentazioni coloristiche e grafiche che caratterizzano tutto il suo lavoro, la sua linea immaginaria.
Oggi si ritiene che si può fare pittura anche senza dipingere. Per Totò Bonanno questa affermazione vale poco o nulla poiché l’artista, nel corso della sua lunga carriera artistica, nella continuità del dipingere, ha affermato esattamente l’opposto: ha fatto pittura. E dichiara il suo fare pittura con forme attinte a piene mani da chiese, tetti, case, paesaggi, figure tutte esemplificate da una esperienza e da una cultura consolidata nel tempo.
.La sua formazione, negli anni cinquanta, avviene in controtendenza rispetto ad un periodo emblematico nel quale si prepareranno e si manifesteranno gli sviluppi esponenziali delle tendenze, volte alla ricerca della novità e dell’originalità che si rincorreranno e cercheranno di superarsi a vicenda nel corso dei decenni successivi. Esploderà nella stagione degli anni sessanta il suo interesse per il paesaggio urbano: si leggono già con chiarezza i momenti ricognitivi nonché le soluzioni e gli equilibri cromatici che lo porteranno alla piena maturità nel ventennio successivo nel quale svilupperà la scelta di una “nobile memoria” della solare ma complessa realtà siciliana. L’artista riannoda, in definitiva, i fili dell’antico compito conoscitivo della pittura tradizionalmente intesa con un desiderio di modernità; cerca una mappa di verità nelle cose di tutti i giorni, nella cultura ritenuta scomparsa per sempre e vuole segretamente superare l’“attualismo pittorico” del fare estetico basato più sulle attese che sulle certezze. Matura, negli anni ottanta, la consapevolezza di una forma che diventa sempre più astratta, dichiaratamente più poetica; si essenzializza soprattutto nelle sue ormai notissime periferie e nei suoi muri diroccati con scansioni geometriche, nelle grandi sapienti campiture tonali. L’artista che frequenta prima come allievo, poi come docente e infine come direttore, l’Accademia di Belle Arti, per quaranta anni ha rappresentato con il suo impegno e la sua coerenza un sicuro punto di riferimento per molte generazioni d’artisti. Sin dal 1949, allievo di Gino Morici, il pittore da prova di un grande talento disegnativo, già rilevato da Pippo Rizzo nelle sue prime prove da studente. Diventa, nel corso degli anni, un pittore della migliore tradizione siciliana, ne riassume la solarità e la luminosità, il “sogno artistico” di una generazione tradita dagli eventi e dalla storia; testimonia il passaggio dalla concezione canonica dell’arte all’inizio di una nuova e turbolenta stagione che finge di ignorare la tradizione storica e con molta fatica ne cerca un’altra che tenta di rifarla, la storia. Bonanno è consapevole che a dispetto di qualsivoglia sperimentalismo ed innovazione estetica o rivoluzione artistica, la pittura è sempre un’altra cosa. Sa che la continuità dell’arte e della pittura consiste nel restare fedeli, senza concessioni, al senso autentico dell’ essere pittori. Sostenuto da un desiderio di rigore e di classicità, sviluppa per se stesso una pittura che potrebbe apparire quasi fuori dal tempo cronologico nel quale opera; sarebbe riduttivo e rischioso leggerlo come un pittore di barche, paesaggi, muri di case o figure di donna. Bisogna opportunamente interpretarlo per il suo fare pittorico e coloristico, soprattutto per le notevoli capacità disegnative. Realizza una pittura legata indissolubilmente al passato prossimo quasi come modello definitivo di una liricità estetica sognata che rivendica la piena indipendenza e lo svincolo dalle scelte della contemporaneità che impone alle arti figurative altri percorsi, altri destini. Credo occorra leggere la sua pittura, la sua arte come un piacere puro legato alla gioia del dipingere e del vivere, attribuire all’incessante sua voglia e gioia di fare quel sogno della pittura che consente di dare vita ai pensieri, agli oggetti, ai desideri più inconfessati. Una visione per certi versi ludica, dove le figure sono protagoniste evocative di una comedie humaine, che restituiscono sfarzo e vigore, tensione poetica alla circolarità dell’esistenza, alla metafisica della vita, come se il pittore volesse controllare la forza dei suoi stati d’animo e delle sensazioni, esemplificando la rappresentazione, sempre in bilico tra il figurativo e la concezione astratta del colore. Il colore che non supporta la sperimentazione asettica della forma in generale, ma costituisce un approccio linguistico al ruolo conoscitivo e dichiarativo della pittura. In un taccuino tutto mediterraneo, Bonanno, raccolto nel proprio lavoro destinato più a se stesso che agli altri, è portato a ripetere i suoi soggetti, siano essi figure, muri, paesaggi per concentrarsi sui particolari, sulle possibili differenze e sui rinnovabili risultati coloristici. Poiché, lo abbiamo già fatto notare, quel che conta per l’artista è il dipingere, misurarsi quotidianamente con la tela e il colore. Sa che con il colore ha la possibilità di dialogare con la luce, con lo spazio e le sue tele traducono il suo percorso mentale, nella disposizione costruttiva dove un colore inevitabilmente ne suggerisce un altro e un altro ancora. Si percepisce allora che è il colore che suggestiona la volontà del pittore e ne determina le scelte cromatiche che confluiranno nell’opera che cresce progressivamente nella direzione voluta. Asseconda la sua vocazione naturale nell’essenzialità della forma prescelta, nella sua reinterpretazione in forma asciutta ed esemplificata. In questo appuntamento racalmutese, in questa esaustiva antologica che integra e completa quelle di Palermo (2005) e Monreale (2007) particolare rilievo costituiscono i cento inediti di grafica che confermano, se ce ne fosse ancora il bisogno, le notevoli doti di disegnatore di razza dell’artista siciliano. Dal 1972 al 1976 illustra, con oltre 1500 disegni, per il Giornale di Sicilia, cinque romanzi a puntate quotidiane tra i quali “Coriolano della Floresta” e i “Beati Paoli” di Luigi Natoli. Ed una parte significativa dei disegni pubblicati in questi anni, esposta per la prima volta, nel Castello Chiaramontano, afferma le sue indiscutibili doti di illustratore. Bonanno è molto conosciuto per il suo contributo all’arte sacra. Ha realizzato per alcune chiese della Sicilia cicli di affreschi oltre che numerosi interventi. Già nel 1948, a vent’anni, esegue un affresco al Santuario di Santa Rosalia di Monte Pellegrino a Palermo. Una sua grande tela del 1983 è collocata nella Chiesa di Sant’Eugenio Papa, altri sei dipinti con illustrazioni del Vangelo sono nella Chiesa di San Tommaso D’Aquino, sempre a Palermo e sei grandi tele ad olio sono visibili nella Chiesa madre di Alia. Per la Chiesa della Madonna della Milicia ad Altavilla, nel 1989, dipinge i quattro evangelisti in un affresco di settanta metri quadrati. Lo splendido quadro del 1991, Luce crocifissa, fa bella mostra di sé nell’Aula Magna della pontificia facoltà teologica S. Giovanni Evangelista di Palermo. Ed ancora, oltre i due splendidi ritratti del Cardinale Pappalardo (1988) nella Chiesa dell’Odigitria di Roma e del Vescovo di Patti, Ignazio Zambito, realizza nel 1996, nella cupola della Chiesa della Madonna della Milicia ad Altavilla, in una superficie di 160 metri quadrati, un affresco dedicato alla Pentecoste: un cenacolo di ventotto personaggi. Grande disegnatore, dopo avere realizzato i bozzetti, per ingrandire i soggetti non utilizza il tradizionale metodo della quadrettatura o dei cartoni a grandezza naturale con i fori da riporto e la polvere di carbone ma, senza aiuti, disegna direttamente sulla superficie preparata ad affresco il soggetto per la coloritura definitiva. Questa considerazione per sottolineare il suo senso della proporzione, dell’equilibrio compositivo, doti rare che si conquistano solo con duro lavoro ed applicazione. Particolare interesse hanno quindi per il pubblico, non soltanto racalmutese, gli inediti studi preparatori delle quattordici stazioni della Via Crucis che traducono il lavoro preparatorio del maestro e prefigurano un grande ciclo. Nella strategica scelta dei luoghi che condivido e considero felicemente individuati per ospitare la grande antologica del maestro siciliano, oltre la prestigiosa sede del Castello Chiaramontano che ambisce a divenire un centro polivalente di cultura e che da il titolo all’evento stesso, non si poteva non tener conto di un percorso ideale che facesse riferimento del rapporto fondamentale di Bonanno con il sacro. Per tale motivo la Chiesa Madre di Racalmuto, il Santuario Maria SS. del Monte ospitano le opere a carattere religioso e sacro. Le scuderie del Teatro “Regina Margherita”, l’inedito spazio espositivo aperto per la prima volta in occasione dell’importante appuntamento artistico, simbolicamente accolgono Totò Bonanno, scenografo. Nel 1949, allievo prediletto di Gino Morici, cura i costumi e le scene per il film: Vespri Siciliani e nel 1956, con Pippo Spinoccia, realizza per il Teatro Massimo di Palermo le scene della Cavalleria Rusticana, della Pantea, dei Vespri Siciliani ed ancora per la compagnia del Piccolo Teatro di Palermo i costumi e le scenografie per numerose commedie. Il percorso previsto per la mostra si conclude, infine, con la Fondazione Sciascia, istituzione omonima nata per onorare e valorizzare, approfondendone l’opera letteraria, il grande scrittore racalmutese. La Fondazione che non poteva non accogliere Totò Bonanno, l’artista amico che frequentava negli anni settanta Leonardo Sciascia a Palermo, per l’occasione ospita un intenso ritratto ad olio di Leonardo Sciascia con il paese nello sfondo (1986), nonchè le numerose opere grafiche ispirate alla “Noce” realizzate dall’artista. Su proposta dello scrittore, l’artista realizza tre bozzetti per un “manifesto”, colpito dalle inusuali scene alle quali assisterà in occasione della tradizionale festa per la Madonna del Monte dove i cavalli lanciati al galoppo salgono con grande fatica e rischi la scalinata che porta alla Chiesa e quando riescono nell’impresa entrano nel Tempio e si inginocchiano con il cavaliere devoto ai piedi dell’Altare, I bozzetti esposti sono inediti e non sono mai stati tradotti nella destinazione finale di manifesto.
La grafica inedita
La crocifissione, un monotipo di piccole dimensioni, cm 35×50, del 1949 preannuncia l’interesse per i temi religiosi e sacri che verranno sviluppati negli anni successivi. Sempre del 1949 i due monotipi Una figura in riposo e La cesta riecheggiano atmosfere guttusiane. Sono anni di ricerca e di sperimentazione formativa per il pittore. Tra i monotipi inediti, esposti per la prima volta, particolare interesse è da rivolgere ad una Cattedrale e ad una Carrettella del 1949 ma soprattutto ai monotipi, sono tutti di formato cm.35×50, realizzati tra il 1950 e il 1954 e dedicati ad un Attacchino, ad un Netturbino, ad un Gelataio, ad un Marinaio e ad alcuni Giocolieri e ad Un circo in città (1954), che traducono la sua attenzione al mondo dei semplici e l’interesse per i mestieri di un tempo, molti ormai scomparsi. Anche la Fanciulla in posa, monotipo del 1952, pur nella velocità dell’esecuzione tecnica, traduce la sensibilità e la sapienza del ritrattista di talento. Elementi che si evidenziano anche in Infermiera e in Gli stivali, due inchiostri su carta del 1975.
Realizza in altri monotipi, riprendendo con la stessa freschezza inventiva alcuni temi precedenti Una giostra (1954), Carretti (1955), Una carrettella (1955). Padrone ormai dei suoi strumenti espressivi disegna con sicurezza e sensibilità. Un velocissimo Vicolo (1954), acquarello su carta, e un altro Vicolo con carrozza, acquarello su carta del 1955, lo confermano. Appare concentrata la piccola scena di Caccia (1955) in un bozzetto, cm.22,5×30,5 che, se pur rapidamente eseguito, risolve compiutamente il senso compositivo. Gli acquarelli Ombrelloni e Lavoratori, del 1956, ben si accompagnano alle austere e composte serie dei bozzetti su carta eleganti, quasi monumentali Dame (1956) di gusto sironiano e vicine alle lezioni coloristiche di Alfonso Amorelli. La sua produzione è continua ed intensa. Realizza moltissimi disegni a penna o a matita su carta e si interessa a temi urbani, La carrozza, Strade di città, 1959; e a temi dedicati al mare con schizzi veloci ed estemporanei, Barche, Pescatori con remi, Barche alla Cala, 1965. Tema che ritroviamo, trenta anni dopo, nei bozzetti a matita su carta di Pescatori di spugne (1990) che sono gli studi preparatori per un murales.
Matilde (1966), e la serie di nudi ad inchiostro su carta Carmela (1967), Carmela riposa (1967), Eva pudica (1972) sono altri lavori esposti in questa occasione che restituiscono dell’artista, la conoscenza della figura e la sensibilità per raccontarla nella sua bellezza interiore così come negli inchiostri colorati Malinconia (1985) e I capelli (1980).
Affida ai torchi della stamperia di Arte al Borgo, su pietre litografiche, l’essenzialità del bianco nei filiformi, delicati Fiori secchi (1969); sulla sintesi di un Tavolo e fiori secchi (1969), in un piano blu con fondo rosso poggia un mazzolino ed ancora realizza una equilibrata Composizione di fiori di cardo e spine (1973) sempre su pietre litografiche.
Le ormai introvabili serigrafie della cartella “Marisa”, dedicata nel 1972 alla sua compagna che lo guarda dalla sedia a dondolo o il ritratto assorto con lo scialle o che riposa o con la vestaglia, completate dall’artista a pastello con colori delicati diventano catturanti e preziose copie uniche. Di queste serigrafie Giuseppe Servello ha occasione di scrivere che la posa della protagonista è sempre composta, chiusa dentro un cerchio ideale che dovrebbe significare tutta l’intima essenza della femminilità. Il richiamo (1973), La musica (1973), sempre su pietre litografiche sono ancora l’omaggio alla bellezza femminile. Affronta come sempre il tema della Modella (1974), della Figura femminile che gareggia per bellezza con Una rosa gialla (1974) e dei ritratti di giovani donne, Due modelle, nel 1976. L’eleganza nei suoi Nudi, di rigoroso impianto accademico, non viene mai a mancare. Per Totò Bonanno le composte figure femminili, dalle cento vite e personalità diverse, che animano le sue tematiche sono la bellezza, sono la sensualità. Rispettoso del femminile l’artista si attarda e si concentra in un erotismo morbido, luminoso, quasi sempre accennato, direi velato da un accento di romanticismo. Rende protagonista la natura femminile tra seduzione e consapevolezza, tra verità ed eleganza. Particolarmente significativo il carboncino La modella (1986) un soggetto a figura intera, colto di profilo.
L’essenziale Composizione, litografia (1973) nella grande campitura del tavolo riporta, per quasi naturale accostamento analogico, alle campiture essenziali dei tetti, delle case o dei muri, temi a lui congeniali. Le più recenti litografie Tetti e i Paesaggi e case, con panni stesi sono da sempre il pretesto per raccontare forme che gli ricordano probabilmente l’infanzia lercarese. In un baroccheggiante Cavaliere in rosso, litografia del 1980, rileviamo un aspetto ironico ed allusivo ed in Omaggio a Ingres (1980) un assorto enigmatico profilo di donna.
Tra le tempere inedite, che abbracciano un arco che va dal 1952 al 1999, particolare interesse rivelano Interno di stanza (1952); un piccolo Carrozzone a tempera e cera (1954); Paesaggino, (1955); Interno di stanza, Marisa sdraiata (1972); Marisa sul tappeto (1982); Nudo (1982); Paesaggio con fichidindia (1996); Darsena a Sant’Elia (1998); La rocca (1999).
Credo di poter confermare, per questo importante appuntamento racalmutese, quanto scrivevo in occasione della mostra tenuta l’anno scorso al Complesso Monumentale Guglielmo II di Monreale: è indiscutibile che alla base del suo essere artista, riconosciuto maestro del colore c’è il disegno. Infatti la sua quarantennale pratica coloristica è strutturata da un rigoroso impianto disegnativo. Totò Bonanno guarda il mondo con la sua matita per decifrarlo, per stabilire un rapporto di verità analizzando e insistendo sulle possibilità rappresentative, attraverso la ricerca della linea pura, dell’essenziale: cerca la “realtà” del mondo e ne evidenzia gli umori con la sapiente cadenza di segni controllati che rincorrono l’invenzione. Traspare una visione interiore, sapientemente semplificata, che diviene più efficace nel racconto della realtà sfuggente. La sua perizia disegnativa, senza alcuna difficoltà narrativa, gli consente di ritagliare con linee sicure lo spazio, determinare le forme con libertà creativa.
Palermo, 16 marzo 2008L’evento Patrocinato dalla Regione Sicilia (Assessorato Beni Culturali ed Ambientali), Provincia Regionale di Agrigento, Comune di Racalmuto, Fondazione Leonardo Sciascia, Associazione Culturale Il Corridoio e Associazione Artistica Culturale Maestri D’Arte è stato curato da Nicolò D’Alessandro.
I testi critici in catalogo dello stesso D’Alessandro e di Giuseppe Quatriglio evidenziano come Totò Bonanno pittore siciliano di grande risonanza nazionale ed internazionale, abbia svolto una grande funzione di artista classico e sperimentatore, mettendo insieme un grande istinto materico e una speciale valenza coloristica, che lo collocano ai vertici dell’arte europea del nostro tempo.
La Mostra verrà presentata da Nicolò D’Alessandro, Il Sindaco Salvatore Petrotto e l’Assessore alla Cultura Piero Carbone.
L’Associazione Artistica Culturale Maestri D’arte curerà visite guidate al Castello Chiaramontano e agli spazi della città di Racalmuto dove le opere sono esposte a collezionisti, galleristi e visitatori.
La mostra resterà aperta fino al 15 Giugno 2008.
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