SEM/SEO

Posizionamento del sito all’estero… e poi?

È possibile aumentare l’efficacia della propria presenza sul web, anche verso i mercati esteri, ma bisogna sapere che…

Che internet offra nuove opportunità di contatto con i potenziali clienti, anche all’estero, è fuori discussione. Ma ci sono delle prassi, dei trucchi da mettere in atto per rendere più efficace in tal senso il proprio sito aziendale? «Per aumentare la propria presenza via web verso i mercati esteri», dice Francesco Gallucci, presidente di 1to1lab e docente di sociologia della comunicazione al Politecnico di Torino, «occorre mirare a 3 obiettivi: primo, accrescere il traffico e creare visibilità verso il sito; secondo, posizionarsi correttamente sui motori di ricerca; terzo, massimizzare il cosiddetto tasso di conversione, per esempio da visitatore a cliente». Facile a dirsi, ma a farsi?

«La strategia più importante», spiega Gallucci, «è quella di aumentare il traffico di qualità. Primo passo, perciò, è conoscere le dimensioni del mercato on line del Paese che interessa. L’analisi dell’audience sul web permette di capire quante ricerche vengono effettuate ogni giorno e di individuare le 10-20 parole più cliccate sui motori: in Cina, India, Brasile, Germania, cosa cercano di più gli utenti? Quali sono le parole che utilizzano di più? Queste parole, chiamate metaname, vanno poi inserite nelle pagine di programmazione che l’utente non vede sulla videata normale, perché agiscono solo in funzione del motore di ricerca, ma che possono essere visualizzate attivando il tasto destro del mouse su ogni pagina. Capire le parole più cliccate, significa inserirsi nel flusso del linguaggio più comune».

Per migliorare la propria visibilità occorrono poi azioni di link popularity, accordandosi con siti qualificati inserendo il rimando al proprio indirizzo web, o campagne di key word advertising, utilizzando siti che generano traffico professionale (pay per click) o portali di interesse con dei banner. Per creare traffico di qualità, nel btb o btc bisogna poi procedere a un’analisi degli accessi. Come? Con strumenti statistici che seguono il percorso dei visitatori: su quali pagine vanno, cosa cercano, se dopo l’home page escono dal sito, ecc. Questo monitoraggio, che poi andrà ripetuto periodicamente, serve per verificare se, a un aumento quantitativo dei visitatori, corrisponde un alto livello qualitativo e per migliorare il sito (pagine più viste, quanto tempo stanno, in quali orari, con quale frequenza, ecc). Dopo di che, si può chiedere all’utente di inserire dati di riconoscimento, di ottenere una password, ecc».

Per quanto riguarda infine la "conversione" del traffico, non si tratta solo di trasformare immediatamente un visitatore in un cliente, ma di creare una relazione: «il tasso di conversione misura la percentuale di utenti che, arrivati sul sito, hanno compiuto un’azione tra quelle che ci siamo dati come obiettivo: iscriversi alla newsletter, compilare un modulo di richiesta informazioni, inviare un’e-mail, chiedere una lo-gin per l’accesso riservato, fare un download, partecipare a un concorso fornendo dei dati, ecc. Si otterrà così un database qualificato». Con un nota bene: che il tasso di conversione è legato all’usabilità del sito (facilità di utilizzo, velocità con la quale l’utente trova ciò che cerca, familiarità, ecc).

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