E’ un po’ che voglio affrontare la questione oggetto di questa breve trattazione.
Mi trovo infatti spesso a confrontarmi con manager ed imprenditori sulle prospettive legate ai paesi emergenti e il tema dominante è sempre la ricerca di costi bassi.
L’accezione con la quale vengono contraddistinti questi paesi è immancabilmente quella di regioni low-cost in cui trovare manodopera a basso costo, location altrettanto economiche e ancor meglio regimi fiscali meno opprimenti dell’italiano.
Il mio tentativo non è certamente quello di negare delle evidenze come quelle che ho scritto ma al contrario è la volontà di offrire una diversa prospettiva con la quale guardare le economie emergenti. Voglio cioè portarvi a riflettere su un diverso modo di concepire l’internazionalizzazione in quelle zone, verso ragionamenti quali la ricerca di valore, di qualità.
Non solo fattori della produzione a basso costo ma una nuova domanda da soddisfare. La situazione economica attuale caratterizzata da una crisi finanziaria che si sta ripercuotendo sull’economia reale, impone nuove strade. Finanza mezzo
o fine, limiti della mano invisibile, fallimento di un liberismo senza regole o l’atavica avidità umana, lascio a penne più autorevoli della mia le analisi del caso e mi limito ad osservare una situazione di difficoltà con cui tutte le aziende devono convivere. In questo quadro è un dato di fatto che la domanda
globale sia trainata dalla domanda in crescita dei paesi emergenti; passiamo quindi, senza la ben che minima voglia di esprimere giudizi di valore, da paesi di cui servirsi a paesi da servire. Ma come? Pensando Glocal ovvero strategia globale ma adattando i prodotti ai mercati locali. E’ ormai un concetto superato quello di concepire prodotti adatti ad una fantomatica, omogenea domanda mondiale.
Molti ricorderanno il progetto della Fiat Palio ovvero una macchina capace di travalicare diversi mercati e altrettanti penso abbiano presente l’inefficacia della strategia.
Più valore alle opportunità ma anche alle minacce. I paesi emergenti e le realtà che esprimono stanno sempre di più diventando degli attori di primo piano nel panorama della competizione mondiale. Un esempio su tutti è rappresentato dalla Tata che, in qualità di maggior gruppo industriale indiano, è in grado di reggere il confronto con i concorrenti occidentali, riuscendo anche ad imporsi nell’ostico mercato europeo dell’automotive.
Il valore di una domanda in crescita, una concorrenza di valore ma soprattutto un immenso patrimonio di capitale umano e competenze da valorizzare.
Penso infatti che nelle persone e nelle elevate competenze di cui sono portatrici risieda il vero high- value dei paesi emergenti, oggi e ancor più in una prospettiva futura. Le imprese europee stanno passando dall’essere labour-intensive al divenire sempre più knowledge-intensive. La complessità, in particolar modo del modo
dell’industria, richiede personale con elevata formazione ed abilità multidisciplinare.
In questa dimensione l’invecchiamento della forza lavoro specializzata non colmata da un inserimento equiparabile di energie giovani, sta creando una crisi di talenti. Quante volte ho sentito dire dagli imprenditori: “non ci sono più i periti di una volta!”. Forse vi stanno aspettando nei paesi emergenti!
Anche questa volta il riferimento principe è l’India e nello specifico il suo immenso patrimonio di ingegneri. Un valore di conoscenza che trova il suo naturale sfogo nel mondo dello sviluppo software ma che andrà sempre di più a colmare il divario tra la domanda di talenti occidentale e la scarsa offerta garantita dalla nostre istituzioni formative. Il mercato sta capendo il fenomeno e sta rispondendo creando servizi tramite i quali una azienda può trasferire la propria area tecnica in India, avvalendosi così delle elevate figure professionali di cui dispone. Rimanendo più vicini alle nostre coste un esempio, importante anche se meno conosciuto, è rappresentato dalla Tunisia. In pochi sanno che il paese, grazie ad illuminate politiche governative, può vantare un gran numero di laureati competitivi e professionali, capaci di parlare più lingue. A testimoniare l’appetibilità della regione vi è il dato costituito dall’elevata presenza in loco di gruppi stranieri operanti nel settore delle nuove tecnologie e dell’informazione.
In fondo penso sia naturale che un’economia emergente, nel suo percorso verso una piena maturità, sia sempre più portatrice di valore.
Dott.Dario Ferrigato
Consulente Senior
ADVBOUCLE & PARTNERS
www.advboucle.com
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