Economia e lavoro

Livello della disoccupazione: dati allarmanti

Livelli record per la disoccupazione in Italia. Come riporta il Centro studi di Confindustria, nell’autunno del 2014 si è arrivati al 13% delle persone che non hanno un lavoro, percentuale che arriva al 14,2% se si considerano anche chi è in cassa integrazione. Dati allarmanti che fanno capire quanto il sistema Paese abbia bisogno di una sterzata.

 

Analisi dei dati

 

Partiamo dai dati negativi: le persone che non hanno un’occupazione hanno raggiunto la cifra di 8.6 milioni, un numero enorme che fa capire quanto drammatica sia la situazione. Lo scenario peggiora prendendo in esame la disoccupazione giovanile, con il 43% dei ragazzi tra 15 e 24 anni che rimangono senza un lavoro.

 

Un dato pazzesco, visto che stiamo parlando di quasi un giovane su due. Tuttavia, si intravedono dei segnali leggermente positivi all’orizzonte: l’occupazione crescerà a partire da marzo 2015, dopo che per tutto l’anno in corso essa era stata bloccata. Le ULA (acronimo di Unità di Lavoro equivalenti A tempo pieno) il prossimo anno incrementeranno dello 0.3% mentre nel 2016 cresceranno dello 0.6%. La disoccupazione quindi calerà nel secondo semestre del 2015 fino ad arrivare al 12.6% previsto per il 2016.

 

Conseguenze della disoccupazione

 

Chiaramente una situazione del genere non è da accogliere con il sorriso anche se i timidi segnali di risveglio sono già qualcosa rispetto alla stagnazione di questi ultimi anni, con gente licenziata o che non riusciva a collocarsi nel mondo del lavoro, persa tra le tante forme di precariato e contratti a progetto che deprimevano l’intero settore, tanto che si era persa fiducia nel futuro che neanche si badava più a come fare un curriculum per trovare un posto di lavoro.

 

L’invio del CV era più un esercizio da perdi tempo, tanto si era sicuri che non si veniva mai chiamati. Proprio per questo motivo era cresciuta la quota dei lavoratori scoraggiati, coloro che non cercano più un posto perchè sicuri di non trovarlo. Una vera sconfitta per il Paese, più della disoccupazione o dei licenziamenti. Togliere la speranza di credere nel futuro è infatti l’arma letale per distruggere la coscienza e la dignità delle persone, che non si ritengono più utili perdendo fiducia in loro stesse.

 

Ecco perchè questi timidi segnali di risveglio si devono trasformare in un rilancio completo in grado di dare slancio all’Italia che da troppo tempo sta accusando pesantemente gli effetti della crisi economica.

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