Ha fatto e fa ancora molto discutere in questi mesi il decreto proposto dai senatori della Lega Nord per legalizzare la produzione di grappa fatta in casa.
Il ddl che liberalizza la produzione di grappa e acquavite avanzato dai senatori Montani e Divina ha già ottenuto il primo via libera dalla Commissione parlamentare, ma le proteste non accennano a placarsi. Finora la produzione casalinga di distillati è stata rigorosamente vietata dalla legge. Ma la proposta di legge permetterebbe di produrre in casa non più di 50 litri di grappa, ma solo per uso casalingo e da offrire agli amici o agli ospiti, nel caso degli agriturismi. La commercializzazione resta quindi assolutamente vietata, per motivi fiscali ed igienici.
La motivazione sarebbe quella di legalizzare una situazione di fatto già esistente, soprattutto al nord, dove la produzione casalinga del famoso distillato italiano è già una prassi diffusa. La legge farebbe quindi solo uscire allo scoperto chi bottiglie grappa le produce in casa da anni.
Le associazioni di categoria però sono insorte, osservando che i controlli su questi produttori saranno impossibili, mentre i rischi sono alti. Chi produce grappa clandestinamente raggira la tassa di otto euro a litro obbligatoria per i produttori ufficiali. Preoccupazioni anche dal punto di vista igienico sanitario, col rischio proclamato che se non c’è una certa perizia sulla produzione c’è il rischio che in bottiglia finisca anche un po’ di metanolo, capace anche di uccidere. Legge che per giunta cade proprio nel momento in cui il governo sta conducendo una battaglia contro l’abuso di alcol tra i giovani.
«Si perde il senso di questo mestiere – spiega ancora Beppe Bertagnolli, presidente dell’Istituto Tutela – una professione che negli anni ha visto da parte dei nostri distillatori accrescere gli investimenti aziendali in nuove tecnologie pur restando fedeli ai principi della distillazione artigianale. E’ grazie a questo che siamo riusciti a portare la grappa a diventare sempre di più un prodotto ricercato per le proprie qualità organolettiche. Dare il via libera alla grappa fatta in casa sarebbe un clamoroso declassamento dell’immagine di questo prodotto dopo che, non senza difficoltà, siamo riusciti a conquistare il favore dei consumatori».
I distillati prodotti dai distillatori professionali sono accuratamente controllati e certificati dai vari istituti. Solo in questo modo, affermano, è possibile offrire ai consumatori un prodotto di elevato qualità, che utilizza per esempio in massima parte la grappa monovitigno; un prodotto con elevate caratteristiche organolettiche.
Il problema della grappa casalinga non è solamente la possibile presenza di alcol metilico, elemento già di per sé molto dannoso all’organismo, ma anche la mancanza di garanzia dell’igiene delle vinacce nella fase della distillazione. È noto che nella produzione della grappa vanno tolte la testa e la coda del procedimento, perché contengono componenti molto pesanti da digerire. Ma per farlo servono strumenti adatti e controllati. Chi produce grappa professionalmente lo sa benissimo ed è attentissimo a produrre grappe di alta qualità come per esempio la grappa di amarone, anche per evitare di avere guai con i consumatori. Ma tutte queste cose possono essere garantite da produttori fai-da-te? Certo, alcuni possono anche avere esperienza e competenza ma se si sciolgono le briglie sui controlli si rischia di favorire una produzione di grappe non solo scadenti al palato ma anche dannose per la salute.
A cura di Martina Meneghetti
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