Le cause di occorrenza degli incendi possono essere distinte in predisponenti e determinanti. Nelle prime ricadono tutti i fattori che generano le condizioni favorevoli all’innesco di un fuoco. Quindi tra esse ricadono le caratteristiche intrinseche della copertura vegetale, il sistema di governo e trattamento, le condizioni climatiche e quelle orografiche.
Si chiamano, invece, determinanti quelle che instaurandosi in una situazione definita da cause predisponenti possono dar luogo all’immediato sviluppo del fuoco. Queste si dividono in naturali ed antropiche.
Ricadono nelle cause naturali: il fulmine, le eruzioni vulcaniche e l’autocombustione. Il fulmine è causa di sviluppo d’incendi là dove si verificano i “temporali secchi”, ossia quei temporali che non sono accompagnati da precipitazioni. Questo evento, frequente in alcune zone dell’America, da noi è eccezionale se non del tutto impossibile così come l’autocombustione.
Stando alle cause naturali, il problema incendi non dovrebbe essere poi così preoccupante , invece, il fenomeno è reso calamitoso dall’azione, volontaria o involontaria (aggettivi che dal 1988 hanno sostituito i precedenti termini “doloso” e “colposo”, per esigenze di uniformità terminologica a livello europeo), dell’uomo.
Quando l’uomo provoca deliberatamente un incendio per cagionare danno le cause vengono definite volontarie. Le motivazioni del dolo vengono distinte in sei categorie:
- per guadagnare finanziariamente;
- per nascondere un altro crimine;
- per vandalismo o protesta;
- per diventare un eroe;
- per disordine mentale;
- per noia.
Si noti che il campo è estremamente variabile e spazia dall’esclusivo interesse economico alle forme più spinte di psicodinamica sociale.
L’incidenza percentuale del numero degli incendi boschivi classificati come scaturiti da cause volontarie sono considerevolmente aumentati negli ultimi trenta anni. Le ragioni di questo aumento hanno un’origine sociale che, a volte, è espressione di un disagio, mentre altre, di abitudini agronomiche. Infatti, la frequenza degli incendi è maggiore dove c’è un impiego massiccio di operai forestali assunti occasionalmente, così come nelle zone in cui è ancora radicata l’errata convinzione di migliorare il terreno od il pascolo con il fuoco.
L’ampia variabilità, che dipende dalle strutture economiche e sociali diverse per nazioni ed epoche, rende difficile individuare ed eliminare le cause volontarie degli incendi boschivi. Comunque non sempre è agevole stabilire se la causa sia volontaria od involontaria, pertanto nelle statistiche si ricorre alla definizione di causa sconosciuta o dubbia.
Gli incendi appiccati per vendetta, ormai sono limitati alle zone più marginali ed arretrate del nostro Paese. Negli anni ‘60-’70 molti boschi furono dati alle fiamme con intenti speculativi in campo edilizio. Per prevenire tale crimine dal ’75 la legge n. 47 pone, sui terreni percorsi dal fuoco, il vincolo di assoluta inedificabilità fino alla naturale ricostituzione del manto boscato, anche in presenza di varianti che modifichino la destinazione d’uso dei fondi colpiti. Ciò avrebbe dovuto far decadere l’interesse degli speculatori, ma, di fatto non esiste, in gran parte del nostro Paese, la mappatura dei terreni percorsi dal fuoco e quindi risulta difficile imporre i vincoli.
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