La primavera è uno dei peggiore incubi per molte persone, perché sanno che si ritroveranno a starnutire in continuazione, con gli occhi che lacrimano e il naso che cola; c’è addirittura chi la paura la dichiara al ristorante perché teme che una piccola quantità di cibo “proibito” possa scatenare uno shock anafilattico. Infine c’è chi manifesta un prurito e pelle arrossata solo per aver toccato qualcosa che non tollera.
Gli allergici non hanno quindi vita facile e siccome la “creatività” del nostro sistema immunitario, che risponde in maniera anomala a sostanze di per sé inoffensive, non ha limite, di allergie se ne mostrano di tutti i tipi: ai pollini, agli alimenti, agli insetti, ai farmaci, a sostanze di ogni genere con cui si viene in contatto. Secondo i dati riferiti dal Libro Bianco della World Allergy Organization, nel mondo ci sono oltre 300 milioni di asmatici, 400 milioni di persone con rinite allergica, centinaia di milioni di allergici, mentre gli intolleranti a qualche alimento sono stimati in mezzo miliardo. Gli esperti sono molto preoccupati dal continuo sviluppo delle allergie non solo nel mondo occidentale, ma soprattutto nei Paesi in via di sviluppo: in particolare nei centri urbani dove negli ultimi 30 anni la frequenza di alcune allergie, come l’eczema atopico, è raddoppiata o triplicata. In Italia si è previsto che entro il 2020 un bambino su due soffrirà di rinite allergica.
Il motivo di tutto questo è indubbiamente legato allo stile di vita che è molto cambiato, tanto che il prezzo per il miglioramento della qualità della vita degli ultimi decenni sono sicuramente le nuove allergie sviluppate. Un esempio classico è lo stile di vita dei nostri figli; mezzo secolo fa i bambini giocavano all’ aperto e di conseguenza mangiavano più “sporco”, anche perché non c’ erano molte delle norme di sicurezza che oggi impediscono, per fortuna, il consumo di cibi non perfettamente conservati. Si evita di patire qualche gastroenterite in più, ma c’ erano molte meno allergie.
La differenza è che oggi i ragazzi vivono una vita più “sterile”: infatti passano la maggior parte del tempo al chiuso e la loro flora batterica intestinale è cambiata, per le modificazioni nella dieta; il sistema immunitario, di conseguenza, “impazzisce” più facilmente. Il concetto è stato spiegato da una ricerca condotta in Inghilterra dove si mettevano a confronto i bambini cresciuti in fattoria con quelli cresciuti in città. I primi avevano una probabilità di sviluppare asma e allergie molto inferiore rispetto ai secondi, questo perché hanno un maggior contatto con un gran numero di bacilli durante l’ infanzia e ciò comporta che il sistema immunitario rimane impegnato a combattere contro i germi dell’ ambiente e di conseguenza non si “distrae” e non punta la sua risposta contro sostanze innocue, come invece accade nell’ allergico. Se a tutto questo si aggiunge la qualità dell’ aria che respiriamo, peggiorata per colpa dello smog e anche per il fumo di sigaretta, ecco spiegato il maggior pericolo di asma e allergie: un sistema immunitario già “indebolito”, esposto continuamente a polveri e gas con effetti pro-infiammatori, prima o poi devia dalla sua funzione principale.
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