Il sistema fiscale in Gran Bretagna ha alcune peculiarità che lo hanno reso unico e in grado di attrarre imprese e lavoratori da molte parti d’Europa e oltreoceano. Scopriamo di più sulla fiscalità in UK.
La differenza tra tasse locali e nazionali
Similarmente a quanto avviene in Italia, la fiscalità in UK opera una prima grande distinzione tra le tasse che vengono gestite dal Governo Centrale e quelle che invece vengono gestite da Enti locali. Al primo gruppo appartengono i tributi che riguardano i redditi delle persone, ad esempio sul National Security Number (l’equivalente del nostro codice fiscale) e i redditi delle società. Al secondo gruppo invece fanno riferimento le tasse che vengono riscosse a livello di amministrazione locale e sulle proprietà immobiliari.
Inghilterra: paradiso fiscale delle imprese
Non sono così lontani i tempi in cui per le imprese il sogno era registrarsi presso i cosidetti paradisi fiscali, come ad esempio le isole Cayman. In Europa, il governo inglese ha deciso di porsi come un piccolo paradiso fiscale, grazie a un’aggressiva polita economica che ha contribuito ad attirare moltissimi investitori. Basti considerare che l’aliquota fiscale è passata in pochi anni dal 28% fino al 20%. Nel Regno Unito, le persone giuridiche, ossia le società, sono tenute a pagare la Corporate Tax. Questa consiste in un’imposta sul reddito che viene stabilita sulla base degli utili societari e sugli altri enti. Secondo i dati contenuti nel rapporto Doing Business 2015, la differenza tra la fiscalità in UK e quella italiana per le imprese è abissale. La pressione fiscale per le aziende in Italia è del 65,4%, mentre per le imprese inglesi la tassazione ammonta a circa il 33,7%.
La tassazione per i lavoratori
Se sei un lavoratore dipendente, la tassazione è raccolta tramite il sistema PAYE, ossia Pay As You Earn. Questo significa che viene stabilito sulla percentuale dell’ammontare complessivo del reddito annuale lordo. Fino ad una quota di 10.600 sterline, i redditi sono da considerarsi esentasse, nei range successivi invece si pagherà un’aliquota progressiva che salirà a seconda del livello di reddito. Nel caso dei lavoratori dipendenti, questi ultimi non hanno necessità di compilare alcuna dichiarazione, perché la ritenuta d’acconto con la decurtazione viene fatta direttamente dal datore di lavoro. Per chi sceglie di lavorare come freelance o ha un’impresa autonoma, quelli che in inglese si definiscono self-employed, la gestione dei contributi è più semplice rispetto a quanto accade in Italia. Infatti i lavoratori autonomi devono compilare un documento chiamato “Self Assessment”, un’autodichiarazione che può essere consegnata in forma cartacea oppure elettronica. Per i lavoratori stranieri al loro primo lavoro in terra inglese, l’agenzia delle entrate assegna un cosidetto Emergengy Tax Code che viene stabilita in mancanza di informazioni. Questo aspetto è facilmente risolvibile parlando con il datore di lavoro, o in alternativa con l’HMRC. Quest’ultima, l’agenzia inglese delle entrate, è anche l’ente della fiscalità in UK al quale rivolgersi in presenza di controversie.
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