Economia e lavoro

Il mutuo ai tempi dello spread

Tra fisso e variabile, in Italia si continua a puntare sul secondo.

Spread, una parola inglese che però ormai è entrata nel vocabolario di tutti in Europa, italiani compresi. Il numero che sta a indicare il differenziale tra i nostri Btp a dieci anni e i corrispondenti Bund tedeschi finisce con l’influenzare anche ambiti non immediatamente contigui, come un sasso gettato nel centro di uno stagno provoca onde che arrivano fino alle sue rive.

In altre parole, se lo spread aumenta peggiorano le condizioni di indebitamento per prendere liquidità sul mercato da parte delle banche, che a loro volta si riflettono in uno spread sui tassi dei mutui. Così anche un mutuo prima casa, fino a pochi anni fa un esborso di denaro congruo ma abbastanza tranquillo, finisce nel vortice della grande finanza internazionale, assorbendo tutte le conseguenze degli scombussalmenti economici che hanno colpito un po’ tutto il mondo. Ecco perché in tanti osservano con trepidazione l’andamento del differenziale tra i titoli di stato di Italia e Germania, indicatore principe del “pensiero” dei mercati.

  • Le preferenze degli italiani

Come gestire, quindi, un mutuo in questi tempi di spread? In genere gli italiani (circa il settanta per cento) sembrano preferire il mutuo a tasso variabile, che a breve termine rimane sicuramente la possibilità più conveniente.

A venti o trent’anni, però, le incertezze aumentano in modo esponenziale, e l’incapacità di prevedere l’andamento dell’Euribor (che compone il tasso variabile, così come l’Eurirs concorre alla definizione di quello fisso) lo rendono una scelta piuttosto rischiosa, da farsi solamente dopo aver valutato i pro e i contro e, in particolare, quando si ha una ragionevole certezza del proprio benessere economico futuro.

  • Lo spread vale la candela?

Allo stato attuale, la differenza tra i migliori fissi e i migliori variabili è circa di due punti in favore di questi ultimi: non pochi, ma la situazione in un contesto tanto volatile può cambiare quasi da un momento all’altro. Esistono, è vero, delle garanzie pensate apposta per diminuire l’incidenza delle variabili casuali o comunque non influenzabili dal contraente, come il cap, un tetto oltre al quale non si può andare. Ma allo stato attuale questo cap è spesso molto alto e la percentuale in più da pagare sul tasso per avere questa garanzia è non indifferente: in altre parole, il cap è conveniente solo se si è assolutamente sicuri di un disastro economico all’orizzonte.

  • Le condizioni delle banche

A questo si deve aggiungere che le condizioni delle banche in termini di mutui concessi ai clienti sembrano essere molto peggiorate negli ultimi tempi; se fino a pochi anni fa qualsiasi banca offrire l’80% del valore dell’immobile in garanzia come liquidità, e non pochi arrivavano fino al 100% permettendo così a chiunque, anche senza un esborso iniziale, di sognare di avere una casa propria, oggi in genere non si supera il 70%. Rimane inoltre la regola della rata che non può essere superiore a un terzo del reddito mensile, anche se sono le prospettive di carriera una delle variabili più importanti: averle oggi è un lusso che fa da lasciapassare.

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