I primi studi sull’agricoltura organica sono iniziati all’alba del 1900 dal botanico sir Albert Howard, dopo aver passato una ventina di anni in India per studiare i vari metodi di coltura dei contadini autoctoni, con il desiderio di trovare metodologie alternative ma altrettanto efficaci di quelle in uso in Europa per la sconfitta delle malattie delle piante.
Quasi subito si rese conto che i metodi tradizionali che in Europa erano stati accantonati come obsoleti avevano invece un importante valore aggiunto oltre a garantire piante più sane permettevano un risparmio in termini economici dato dalla diminuzione appunto delle malattie e quindi da un’ottimizzazione della produttività di verdure organiche. Questo lo porto ben presto all’elaborazione di un approccio differente nell’impostazione del processo di coltivazione.
I principali fattori del nuovo approccio erano:
– qualità e salubrità del terreno. Con la vicinanza agli agricoltori locali imparò presto che il mezzo più efficace per ottenere un raccolto di buona qualità consiste nell’occuparsi prima di tutto della salute del terreno.
– sistema “indoor”: per il mantenimento delle condizioni di partenza ottimali è indispensabile dopo aver tolto al terreno restituire secondo una legge chiamata “legge del ritorno” gli scarti organici, ecco quindi che Sir Howard creò un fertilizzante basato su sostanze animali e vegetali che consentì ai terreni di ripristinare il doveroso equilibrio, fornendo così alle piante in fase di coltivazione il più giusto apporto di sostanze nutritive.
-rispetto dei cicli naturali. Nelle sue opere sir Howard parla di “agricoltura naturale”, non dimenticando mai di porre l’accento che la cosa più importante su cui si basa il procedimento da lui indicato è il rispetto dell’armonia e delle leggi di natura durante l’attività agricola.
In seguito a questa esperienza le idee di Sr Howard si diffusero con le opere di Lady Balfour in particolare tramite il testo “the living soil” in cui s’illustravano le ricerche effettuate e le attività svolte riguardo all’approccio alternativo alla coltivazione convenzionale costituendo una vera e propria disciplina che prese il nome di “agricoltura organica”, vista la considerazione data all’apporto dei singoli organismi che vanno a interagire con tutto il contesto agricolo ma anche perché concentrata sulle importanze delle sostanze organiche per mantenere piante e animali in condizioni ottimali.
Questi scritti furono poi il punto di riferimento per gruppi di scienziati agricoltori e nutrizionisti che unendosi fondarono la Soil Association, un organismo tuttora esistente che si occupa della certificazione e sviluppo di tutti i prodotti provenienti da agricoltura organica, anche se sempre più spesso e sopratutto nei paesi anglosassoni il termine organico è divenuto sinonimo di biologico.
Questo tipo di approccio alle coltivazioni non è più legato solo ai paesi sviluppati ma è presente commercialmente in 120 paesi, con trentuno milioni di ettari coltivati e un bacino di consumi di oltre 40 miliardi di dollari nel 2006 dati da un rapporto FAO presentato all’apertura della conferenza internazionale sull’agricoltura organica e sicurezza alimentare del maggio 2007.
Questo rapporto oltre a fornire una stima economica del successo di questo tipo di coltivazione identifica tutti i punti di forza e di debolezza del sistema oltre a valutare il fondamentale contributo fornito per il raggiungimento di una sicurezza alimentare, contiene un’analisi dettagliata delle caratteristiche della catena alimentare biologia rapportandola al diritto al cibo e propone iniziative di ricerca e di attività politica per rinforzarne ulteriormente i risultati a livello nazionale e internazionale.
I punti di maggior forza di questo metodo sono la totale indipendenza da combustibili fossili e l’affidamento pressoché totale su produzioni locali. La forte interazione con i processi naturali ottimizza i costi e la resistenza complessiva dell’ecosistema agricolo anche rispetto a condizioni climatiche difficili come si può leggere dal rapporto.
Con una corretta gestione della biodiversità nel tempo e nello spazio gli agricoltori che applicano questo metodo, come Ortoclick by L’Orto in Casa, usano il lavoro e i servizi ambientali per aumentare la produzione rigorosamente in modo sostenibile, rompendo così anche un circolo improduttivo legato all’indebitamento cui i piccoli agricoltori sono costretti per l’acquisto dei mezzi di produzione che tra l’altro ha causato sopratutto in tempi di crisi un terribile aumento dei suicidi in questa categoria.
No Comments Found