L’uso di medicarsi con le erbe è ancora oggigiorno parecchio diffuso e per alcuni disturbi resta una cura validissima, in grado di gareggiare con quella dei farmaci di sintesi. Le erbe medicinali, chiamate con regolarità più chiaramente “erbe”, racchiudono composti quali i “principi attivi” in grado di darsi da fare sul corpo. I benefici che da esse si ottengono trovano applicazione oltre che nella terapia dei disturbi organici, nella’industria della cosmesi e in un vasto ambito di disturbi di origine psicologica (ad esempio, insonnia, stati ansiosi, inquietudine). I benefici delle erbe si possono ottenere sia per via esterna (cataplasmi, impiastri, bagni, pediluvi etc.) sia per via interna, cioè bevendo tisane, succhi oppure decotti. Ciascuno può mettere alla prova gli effetti delle preparazioni più semplici, tuttavia ciò vale ovviamente unicamente nei casi di disturbi non seri; in caso contrario è prudente sentire il parere di un esperto fitoterapista. Le erbe sono in grado di trattare qualsiasi tipo di indisposizione però, a differenza dei rimedi chimici, non hanno una influenza immediata sui sintomi. La loro azione si esplica difatti nella prevenzione e nella soppressione delle ragioni che hanno comportato l’insorgere della malattia. I loro risultati sono, di solito, più lenti di quelli dei medicinali ordinari e richiedono, dunque, regolarità e pazienza. Le erbe possono essere assolutamente impiegate per preparare il c.d. “latte vegetale”, un latte che può essere bevuto anche da coloro che presentano allergia al lattosio. Le erbe medicinali sono tantissime e citarle tutte è effettivamente inattuabile. In questo articolo accenniamo rapidamente al tarassaco e alla borsa del pastore. Del tarassaco si utilizzano le foglie e la radice, che contengono dei principi amari a cui si riconducono le proprietà diuretiche, coleretiche ed eupeptiche. Questi invero promuovono l’attività del fegato e della colecisti influendo benevolmente sulle funzioni della digestione e intestinali, migliorando per di più la funzionalità dei reni, con l’ampliamento della diuresi e così la riduzione della ritenzione idrica, con consequenziale maggior espulsione di tossine e sostanze di rifiuto dell’organismo. Il tarassaco oltre a ciò agisce a livello del pancreas, per mezzo del suo principio attivo, denominato colecistochinina, che incrementa la secrezione del succo enzimatico, rendendo migliore così il processo eupeptico; fornendo inoltre una abbondante dose di ioni potassio, aumenta la motilità intestinale per l’azione sulla muscolatura liscia dell’intestino, di cui migliora dunque l’efficienza. La borsa del pastore è una pianta rinomata sin dai tempi antichi. Durante la prima guerra mondiale è stata utilizzata come emostatico in sostituzione di altri rimedi faticosamente rinvenibili. Sembra che il nome derivi da questo avvenimento: si dice che un pecoraio che curava con questa pianta le sue pecore, riuscì ad arrestare una emorragia uterina di una giovane signorina facendole bere ogni ora un cucchiaio di sugo fresco di questa pianta. La “Borsa del pastore” (Capsella bursa pastoris), rinomata inoltre con i nomi comuni di “capsella”, “erba borsa”, “borsacchina”, è piena di tannini che la rendono preziosa nel caso di mestruazioni copiose. Le foglie basali (quelle che formano una rosetta), invece, colte fresche e tritate acutamente si possono accostare su piccole ferite per agevolarne la rimarginazione. Questa pianta è indicata, così, in caso di emorragie, soprattutto le metrorragie agendo come dosatore del flusso mestruale: indicato per fermare e registrare flussi abbondanti e irregolari. In questo caso va assunta 10 giorni prima della manifestazione delle mestruazioni. Ha azione vulneraria o cicatrizzante per uso esterno.
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