Di recente ha preso sempre più piede la moda di farsi fare dei prestiti di poche migliaia di euro, e le finanziarie che offrono questo servizio lottano strenuamente per ottenere la più grande fetta di mercato, con una infinità di prestiti e nomi – spesso simpatici – per accattivare il cliente: dai prestiti comodi, a quelli speciali, a quelli con la ‘rata bassotta’.
Nessuno sembra domandarsi perché i pensionati o i lavoratori debbano quasi elemosinare delle cifre così basse, eppure la risposta è lì, alla portata e visione di tutti, e spesso può esser quasi terrorizzante. Nei giornali – spesso soprattutto quelli dei programmi televisivi – si trovano pagine intere dedicate alla pubblicità di questi prestiti facili (vai qui, per maggiori informazioni), ed hanno tutte in comune una cosa: il TAN riportato a grandi cifre, ed il TAEG in piccolo, quasi nascosto, relegato alla parte scritta ‘in piccolo’ del foglio.
Ma cosa sono TAN e TAEG? Quali le differenze tra le due e – soprattutto – perché pubblicizzare il TAN e non il TAEG?
Le risposte a queste domande sono chiarite dalla stessa definizione di TAN e TAEG. Il TAN è il tasso annuo nominale, ovvero il tasso netto applicato sul prestito. Il TAEG – al contrario – è il tasso di interesse che si accumula realmente alle rate del prestito ed agli interessi, e contempla tutte le eventuali spese connesse al prestito (spese di incasso rata, spese di istruttoria, etc.).
Ovviamente, affermare che il TAEG supera sempre il TAN è superfluo, in quanto – se così non fosse – la finanziaria si troverebbe a lavorare gratis, priva persino della possibilità di recuperare le spese sostenute.
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