antibioticoresistenza ed antibioticoterapia, trovare soluzioni per l’Italia
Roma, 20 novembre – I professionisti della salute sono una delle prime trincee, se non la prima, per arrestare il dilagare del fenomeno dell’antibiotico-resistenza e i dati resi noti la scorsa settimana dall’Ecdc, lo European Center for Disease Prevention and Control, dimostrano che esistono ancora ampi margini per potenziare le iniziative di contrasto proprio a livello di health professionals, in particolare sul terreno dell’informazione e della sensibilizzazione dei cittadini.
A sostenerlo è il presidente della Fofi Andrea Mandelli (nella foto), deputato di Forza Italia da tempo impegnato sul tema, sul quale, nel luglio dello scorso anno, presentò anche una mozione come primo firmatario (qui il testo integrale).
“I dati dimostrano che c’è margine per aumentare la consapevolezza dei professionisti sull’importanza del tema delle resistenze batteriche e del corretto impiego degli antibiotici” afferma Mandelli. “È importante che tutti gli operatori del settore sanitario collaborino per far sì che il nostro Paese non debba più essere ai primi posti in Europa per consumo di antibiotici e per la prevalenza di ceppi resistenti. È necessario che tutti i camici bianchi elaborino un messaggio comune per sensibilizzare i cittadini rispetto al consumo di antibiotici. L’uso improprio, spesso in autoprescrizione, e il mancato rispetto delle indicazioni del medico sono tra i fattori principali all’origine di questo problema, fattori sui quali possiamo e dobbiamo intervenire”.
I dati dell’Ecdc hanno purtroppo confermato il primato negativo del nostro Paese, che resta nelle posizioni di testa nella classifica della prevalenza di infezioni antibioticoresistenti, con una diffusione superiore alla media europea per alcuni dei principali superbatteri. Delle circa 670 mila infezioni da germi multiresistenti, quasi un terzo dei casi (200 mila) si registrano proprio nel nostro Paese. Analoga la percentuale per quanto riguarda i decessi correlati: sui circa 33mila totali dell’Europa, ben 10 mila si verificano nel nostro Paese.
Ma dal rapporto Ecdc (che ha coinvolto circa 19mila professionisti sanitari) è anche emerso che soltanto un terzo degli operatori professionali della salute italiani afferma di conoscere l’esistenza del Pncar, il Piano nazionale di contrasto dell’antimicrobico-resistenza 2017-2020. Uno su cinque (22%) ritiene però che in Italia l’uso prudente degli antibiotici sia stato promosso in modo adeguato. Due dati che rivelano appunto quanto spazio ancora vi sia per un maggiore coinvolgimento dei professionisti della salute nella guerra a un fenomeno che è ormai diventato un’emergenza sanitaria di livello planetario.
FONTE: www.rifday.it
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