Dopo le affollate anteprime fiorentine che hanno creato un piccolo caso mediatico, “Cinema Universale D’essai” l’ultimo film-doc di Federico Micali, esce finalmente nelle sale italiane iniziando dal cinema Politecnico Fandango di Roma da venerdì 6 marzo.
Tra film di culto, urla verso lo schermo, fumo e vespini in sala, il Cinema Universale è stato un luogo unico per la Firenze degli anni 70 e 80.
Il film diventava una partitura su cui improvvisare collettivamente, interagendoci con battute, facendolo diventare proprio e rispecchiandoci sogni e ambizioni delle diverse generazioni che si succedevano sulle stesse poltroncine di legno. Non un improvvisazione jazz: piuttosto un atmosfera più psichedelica (o per alcuni punk) punteggiata spesso da alcol e hashish.
Ne nasce un viaggio in una storia del cinema molto particolare: quella che per almeno tre decenni ha caratterizzato l’identità di una città, dal cinema di quartiere degli anni 60, alla fase di contestazione politica intorno al 77 che intonava cori e slogan su “sacco e vanzetti” o “fragole e sangue”, fino ai film cult degli anni 80 equamente divisi tra calcio, droga e musica, ma anche tra piccioni che volano in sala durante “Birdy” e una vespa che sfreccia sotto lo schermo.
Una storia raccontata dalla viva voce di quella molteplice umanità che ha frequentato quella sala, dai “ragazzi di san Frediano” e del Pignone eredi diretti dei personaggi di Pratolini, ad intellettuali, musicisti, politici giornalisti e artisti: tutti pronti a reinterpretare coralmente una storia d’amore nei confronti di un cinema libero e non marginalizzato nei rigidi schemi di strutture multisala.
mailto:[email protected]
ufficio stampa Antonio Pirozzi/Camilla Toschi 339/5238132
mailto:[email protected]
No Comments Found