Affrontiamo un argomento che sta particolarmente a cuore a tutte coloro che desiderano sottoporsi ad un intervento di chirurgia estetica del seno, in modo particolare di lifting al seno (mastopessi).
Esistono differenti tecniche nella mastopessi per ottenere una buona posizione del complesso aureolo-capezzolare ed una proiezione e turgidezza mammaria ottimale. Ovviamente, la prima preoccupazione di ogni donna che pensa ad un intervento di chirurgia estetica al seno è la visibilità delle cicatrici. Parlando di lifting del seno (mastopessia), in particolare, la speranza è quella di ricorrere ad un’unica incisione intorno all’aureola, utilizzando la cosiddetta tecnica del “roundblock” o mastopessia in round block, molto pubblicizzata in chirurgia estetica negli ultimi tempi.
Di fatto, l’opportunità di utilizzare o meno una nuova tecnica va sempre valutata all’interno di un insieme di variabili molto complesse. Le tecniche vengono prescelte dai chirurgi caso per caso, e relativamente alla situazione specifica. Una tecnica che si utilizzi in modo poco accorto, ossia forzando le sue indicazioni, magari dietro insistenza della paziente, comporta spesso un risultato totalmente inestetico e difficile da correggere.
Questo breve articolo è destinato ad un chiarimento su quali siano gli utilizzi corretti della uova tecnica di mastopessia in round block.
Mastopessi periaureolare Benelli round block
Questa tecnica di chirurgia estetica del seno utilizza una particolare sutura blocker epidermica a borsa di tabacco (roundblock), che disegna un piccolo cerchio intorno all aureola.
Normalmente l’altezza di un capezzolo si colloca lungo un’ipotetica linea orizzontale che congiuge la metà delle braccia, ed è sempre congruente alla linea del solco submammario La distanza normale del capezzolo dal fosso soprasternale è compresa tra i 19 e i 21 cm, a seconda della corporatura della paziente. L’utilizzo di questa tecnica nella chirurgia estetica del seno è idonea solo per piccoli interventi e ptosi di moderata entità, in presenza cioè di un’aureola non più scesa di un massimo di 3 cm. In caso contrario, il rischio è quello di un intestetico allargamento della cicatrice periaureolare, con la conseguente deformazione per tensione della aureola stessa.
In pratica, su aureole molto scese accade che ad una maggiore estrazione della pelle corrisponda anche una maggiore tensione della cicatrice e dell’epidermide mammaria: i seni appaiono schiacciati, la cicatrice più larga e l’aureola assume la forma di un’antiestetica rosetta (ARRUGATA). Risultato molto difficile da correggere, a causa del poco tessuto epidermico rimanente.
Mastopessi pariareolare con cicatrice verticale
L’utilizzo di questa tecnica nella mastopessi è consigliabile in presenza di una ptosi importante, superiore ai 4 cm, ma solo se la distanza dal capezzolo al solco mammario non supera gli 8 cm. Le cicatrici in tal caso sono due: una roundblock periareolare attorno al capezzolo, ed una sopra la verticale.
L ‘utilizzo non idoneo di questa tecnica (nel caso in cui la distanza tra capezzolo e solco mammario sia superiore agli 8 cm) comporta in generale una cicatrice che tende ad allungarsi nel tempo, causando un fenomeno detto pseudoptosi: in pratica tutto il polo inferiore cede verso il basso, mentre aureola e capezzolo “tirano” antiesteticamente verso l’alto.
Mastopessi con cicatrice a “T” invertita
L’uso di questa tecnica nella mastopessi è ideale se l’areola dista più di 4 cm dalla sua altezza normale. Viene estratto il tessuto epidermico eccedente lungo la direttrice sia orizzontale che verticale. Senza dubbio ciò comporta un maggior numero di cicatrici, ma anche una forma del seno più naturale e piacevole.
Il principale inconveniente nell’utilizzo di questa tecnica in casi in cui non sarebbe necessaria è, evidentemente, quello di “regalare” ingiustificatamente alla paziente delle cicatrici di cui farebbe volentieri a meno.
Mastopessi con cicatrice a L
Si tratta di un caso analogo alla tecnica precedente della T rovesciata, con la differenza che la cicatrice orizzontale parte dalla dalla linea mediana e punta verso l’esterno. Talvolta si preferisce procedere con una sezione a L per evitare l’antiestetico fenomeno della cicatrice detta “a orecchio di cane”. In tal caso, però, la cicatrice è proiettata verso l’esterno eccedendo il limite del reggiseno.
La situazione in Argentina
Il nostro capo chirurgo, il Prof. Pavani, tende a preferire per ptosi particolarmente pronunciate la tecnica a T invertita, mentre per ptosi minori a 4 cm utilizza una tecnica nuovissima che rappresenta l’ultima evoluzione della roundblock, e comporta un’invasività assai inferiore.
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