Politica

Genovesi celebri

Giuseppe Mazzini

Nato a Genova il 22 giugno 1805, nel 1827 si laurea in legge. Aderisce subito alla Carboneria e si iscrive a una “vendita” di carbonari in via San Giorgio. Inizia a collaborare con giornali politici: prima “L’Indicatore Genovese”, poi “L’Indicatore Livornese” (entrambi chiusi d’autorità). Nel 1831 viene arrestato con l’accusa di cospirazione e rinchiuso nella fortezza del Priamar a Savona.
Scarcerato, sceglie l’esilio in Svizzera e, quindi, in Francia, prima a Lione, poi in Corsica dove opera con i cospiratori italiani. A Marsiglia, fonda “La Giovine Italia” (alla quale si iscrive quasi subito Giuseppe Garibaldi): il 18 maggio 1832 dà vita all’omonimo periodico.
Coinvolto nella repressione del 1833 – in occasione della quale ci furono arresti e fucilazioni di patrioti – Mazzini viene condannato a morte in contumacia ed è costretto a rifugiarsi in Svizzera. A Berna, il 15 aprile 1834, fonda “La Giovine Europa“. Tre anni più tardi si trasferisce a Londra dove dà vita al giornale “L’Apostolato Popolare”, istituisce una scuola per gli italiani e continua a tessere la rivoluzione racchiusa nella formula “Dio e Popolo“.
Nel 1848, a Parigi, fonda l'”Associazione nazionale italiana”; nello stesso anno è a Milano durante i giorni dell’insurrezione di marzo. Tra il ’48 e il ’49 è a Roma durante la Repubblica Romana poi cancellata dalle truppe francesi. Nel 1853 promuove una rivolta popolare a Milano. Condannato a morte due volte, esule in patria (vive con passaporto inglese, sotto il nome di George Brown), Mazzini muore il 10 marzo 1872 a Pisa.

Tra gli scritti principali di Mazzini: “Fede e avvenire” (1835) e “I doveri dell’uomo” (1860). I suoi scritti sono stati raccolti, Mazzini ancora vivente, in diciotto volumi dall’editore milanese Daelli e, successivamente, in 100 volumi con finanziamento statale sotto il nome di “Scritti editi e inediti” divisi nelle tre sezioni “Politica”,”Letteratura”, “Epistolario”.

Eugenio Montale

Nato a Genova il 12 ottobre 1896 in una famiglia agiata. In gioventù – trascorsa tra Genova e Monterosso – si dedicò al canto, ma lasciò la musica alla morte del maestro. Studiò prima al Vittorino da Feltre e poi al Vittorio Emanuele II dove si diplomò ragioniere nel 1915.
Durante il servizio militare come ufficiale (dal 1917) maturò la propria strada verso la letteratura e la poesia. In questo periodo collabora con il giornale “L’Azione”. Nel 1927 (il suo primo volume di poesie,”Ossi di seppia” venne pubblicato nel 1925) si trasferì a Firenze dove ottenne un impiego presso l’editore Bemporad. Due anni dopo fu nominato direttore del Gabinetto Viesseux: rimase in questo incarico fino al 1938 e venne in seguito esonerato per non essersi iscritto al partito fascista. Durante i lunghi anni fiorentini collaborò alle riviste “Solaria” e “Letteratura” e pubblicò il secondo volume di poesie “Le occasioni” (1939). A Firenze conobbe Drusilla Tanzi che divenne nel 1962 sua moglie, morta nel 1963. Subito dopo la Liberazione svolse una breve attività politica nel Partito d’azione. Ma nel 1945 lasciò la politica per dedicarsi al giornalismo. Fondò e diresse il quindicinale “Il Mondo” e nel 1947 iniziò a collaborare col “Corriere di informazione” (come critico musicale, dal 1954 al 1967) e col “Corriere della sera” dal quale venne assunto nel 1958.
Nel 1967 fu nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e nel 1975 gli venne assegnato il Premio Nobel per la letteratura. Morì a Milano il 12 settembre 1981.

Nicolò Paganini

Nato a Genova, in passo di Gatta Mora, il 27 ottobre 1782. Quarto di sei figli , impara a suonare il mandolino dal padre. Frequenta poi le scuole di Giovanni Servetto, di Francesco Gnecco e di Giacomo Costa. A neppure undici anni dà un concerto al Teatro di Sant’Agostino per finanziarsi gli studi a Parma dal maestro Rolla. In quell’occasione esegue la sua prima composizione, le “Variazioni alla Carmagnola”. Ma per tutti i maestri è “troppo bravo”. Nel 1797 si trasferisce con la famiglia a Livorno da dove inizia la propria lunga ed entusiasmante carriera concertistica. Fino al 1828 percorre l’Italia. Da quell’anno conquista anche l’Europa: prima Vienna, poi Praga, Varsavia, Berlino, Parigi, Londra… la sua fama di musicista si accompagna al mito del personaggio “diabolico” (anche se Schubert lo definisce “un angelo“): per gli amori (famoso quello con Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, principessa di Lucca; inquietante quello con una minorenne genovese che lo portò anche in carcere), per i concerti notturni nei cimiteri, per i debiti di gioco, per le imprese finanziarie fallimentari (come il Casinò Paganini di Parigi nel 1838). Ma è la sua maestria unica nel far vibrare il violino – soprattutto nei “Capricci” – ad avergli dato immortalità. Di costituzione debole, malato da anni, aggredito dalla tisi, muore a Nizza il 27 maggio 1840. Nel testamento lascia il poprio violino, un Guarnieri del Gesù del 1742, alla città di Genova: lo strumento è custodito a Palazzo Tursi.

 

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